La Palestina si fa riconoscere dall'assemblea dell'Onu con il voto dell'Italia e Israele si infuria. Il popolo senza patria avrà un seggio come Stato osservatore non membro nell'assemblea del Palazzo di Vetro. La stessa posizione del Vaticano. Un'implicito riconoscimento della nazione palestinese, che gli israeliani vedono come fumo negli occhi. Lo Stato ebraico teme che sia il primo passo per trascinare i suoi generali e ministri davanti alla Corte penale internazionale con l'accusa di crimini di guerra.
Il sì della maggioranza dei membri dell'Onu, nella cui assemblea siedono 193 Stati, è scontato, anche se l'Europa si presenta divisa. La sorpresa è l'Italia, che abbandona la linea dell'astensione votando sì. Fino all'ultimo Roma sembrava tentennare, ma ieri Palazzo Chigi ha rotto gli indugi. «L'Italia ha deciso di dare il proprio sostegno alla risoluzione che attribuisce alla Palestina lo status di Stato non membro osservatore permanente all'assemblea generale delle Nazioni Unite» dichiara la presidenza del Consiglio in un comunicato. «Tale decisione - prosegue la nota - è parte integrante dell'impegno del governo italiano volto a rilanciare il processo di Pace». In realtà il riconoscimento implicito della Palestina potrebbe allontanare le speranze di pace. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha precisato che «sul terreno non accadrà nulla, anzi la prospettiva di uno Stato (palestinese) si allontana». E il suo governo ha ventilato come ritorsione finanziaria la chiusura del rubinetto delle rimesse che raccoglie per conto dei palestinesi.
«Siamo molto delusi dalla decisione dell'Italia, uno dei migliori amici di Israele» ha ribadito l'ambasciatore dello Stato ebraico a Roma, Naor Gilon. «È un vero e proprio rovesciamento della linea politica fin qui seguita, caposaldo del governo Berlusconi», sottolinea Margherita Boniver, deputato del Pdl. Invece il Pd, con Rosy Bindi in testa, esulta per la «scelta di responsabilità». Il riconoscimento lo aveva auspicato anche il segretario Pier Luigi Bersani nel dibattito per le primarie, mentre lo sfidante, Matteo Renzi, faceva presente che il vero pericolo in Medio Oriente è l'ascesa di un Iran nucleare. «Fino a ieri l'Italia era orientata all'astensione. Cosa è cambiato oggi? È la prima conseguenza del confronto Bersani-Renzi? Una posizione assolutamente inaccettabile» secondo il segretario di Fareitalia, Andrea Ronchi.
L'Europa ancora una volta è divisa. La Repubblica ceca guida la pattuglia del no mentre la potente Germania si astiene come altri partner. Cina e Russia, invece, danno il via libera.
Il voto, previsto nella tarda serata italiana di ieri, cade non a caso nel 65imo anniversario della spartizione, sempre rimasta sulla carta, della Palestina in uno Stato ebraico e uno arabo. I fondamentalisti di Hamas sono tiepidi sul seggio all'Onu considerandolo una vittoria di Pirro. Però hanno permesso, per la prima volta, ai rivali di Fatah, il partito di Abu Mazen, di manifestare nella striscia di Gaza per il riconoscimento del Palazzo di Vetro.
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