«Quando delle misure sono mal calibrate, bisogna avere un dialogo ed eventualmente fare una correzione», ha detto il ministro dell'Economia francese, Pierre Moscovici. Quasi a giustificarsi col quotidiano Libération, che ieri accusava in prima pagina il governo di essersi fatto fregare. Da chi? Da un gruppo di imprenditori senza nome né vessillo politico, contraddistinti solo dal comune sentimento di essere stati, a loro volta, «fregati» dall'esecutivo. Autoproclamatisi «piccioni», perché in francese essere un «pigeon» equivale a dire: farsi fregare.
Dopo la nuova Finanziaria, una settimana fa, è scoppiata la rivolta fiscale in Francia. In forma inedita. Nata su Internet. Una fronda 2.0 contro i provvedimenti del governo che inaspriscono le tasse sulle plusvalenze delle società - dal 19% al 40%, con la possibilità di arrivare al 60. Una protesta trasversale contro la misura definita «anti start-up». Di qui il calembour grafico del quotidiano vicino alla gauche: che ieri titolava in prima le gouvernement se fait pigeonner. Governo fregato a sua volta, dai piccioni.
D'altronde, la fiducia dei simpatizzanti di sinistra verso il capo dello Stato è scesa ancora. Di altri sei punti in un mese tra quelli del Front de gauche e di cinque del PS. Jean-David Chamboredon, presidente del fondo specializzato nel settore Internet Isai, è stato uno degli iniziatori della protesta. Che in meno di una settimana ha fatto cedere Hollande e i socialisti. Primo a spiegare su La Tribune che la tassazione al 60% delle plusvalenze da cessione d'azienda grava soprattutto sulle società neonate e innovative che cercano finanziatori, perché rende i proventi su scambi azionari «più tassati dell'immobiliare, dell'arte o dei risparmi dei padri di famiglia». Il suo testo ha trovato solidarietà spontanea fino ad arrivare al ministero dell'Economia con altri dati e con un numero di piccioni-sostenitori inaspettato: su Facebook 54 mila adesioni al movimento e su Twitter oltre 7.500. Senza referenti, i piccioni hanno ottenuto di essere ricevuti due giorni fa a Bercy, sede del dicastero guidato da Moscovici, ed una marcia indietro esplicita di Hollande sulla tassazione.
Secondo il barometro CSA di ottobre, solo il 42% dei francesi ha ancora fiducia nell'attuale capo dell'Eliseo, ancora un punto in meno rispetto a settembre, dopo la caduta di undici punti dall'elezione. Il 55% degli interpellati non si fida già più del presidente per «affrontare efficacemente i principali problemi che gravano sul paese». Un mese fa era stabile al 53%. In effetti Hollande parlava in campagna elettorale di rilanciare le Pmi, così la nuova Finanziaria è stata un autogol. Perfino il ministro delegato alle Pmi, Fleur Pellerin, ha dovuto dar credito a questo gruppo di piccioni-imprenditori e fare ammenda: a protesta neonata, Pellerin aveva lanciato contro di loro l'accusa velata di essere strumento della destra Ump. Ma i piccioni sono diventati sempre di più, a destra come a sinistra, fino ad essere convocati due giorni fa per discutere «correzioni» neppure fossero un sindacato. Grazie a loro, il governo ha messo in cantiere l'accelerazione dell'avvio degli sgravi che incentivano il mantenimento di azioni per un lungo periodo e la modulazione dell'abbattimento previsto per i creatori di start-up che reinvestono l'80% dei benefici.
Così, mentre l'Insee - l'Istat francese - ieri dimezzava le stime di crescita del Pil transalpino, i piccioni si godevano la promessa di ossigeno per chi fa impresa. La crescita del Pil dello 0,8% nel 2013, pronosticata da Hollande e utile per consentire al deficit di scendere al 3%, è lontanissima, se non impossibile.
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