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Tra Roma e Bruxelles è battaglia sulle bollette

Fitto se ne faccia una ragione: sarebbe da masochisti liberalizzare le tariffe in piena crisi energetica

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Se è vero che Enel un qualche interesse ce l'ha, visti i milioni di clienti che fruiscono dei suoi servizi, è soprattutto il governo, insieme a sindacati, associazioni dei consumatori e gran parte dell'opposizione, a premere affinché lo stop al mercato tutelato in materia di energia venga congelato in attesa di tempi meno tribolati. Il disordine geopolitico che sembra non dare tregua, e i riflessi sui prezzi di gas e petrolio per i quali si preannunciano nuovi rialzi, hanno rimesso in discussione la promessa che il governo Draghi, in una fase di minore allarme, aveva blindato nelle sue proposte di realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Per capire di cosa stiamo parlando, basti ricordare che con il termine mercato tutelato s'intende il regime di prezzi controllati disciplinati dall'Autorità di Regolazione per l'Energia (Arera), fino a oggi concesso a circa 10 milioni di utenti indifferentemente dalla loro condizione economica. Si confronta con il mercato libero, dove sostanzialmente vige la legge dell'incontro tra domanda e offerta, con prezzi magari in prima battuta più bassi, ma con alti rischi di impennate improvvise. Ebbene, secondo il Pnrr varato dal governo Draghi, per i clienti del gas classificati non vulnerabili (famiglie e condomini non bisognosi) lo stop della tutela sul prezzo è previsto a gennaio 2024; per gli utenti di energia elettrica la scadenza è invece fissata ad aprile, secondo un meccanismo di aste di aggiudicazione che dovrebbero essere svolte entro dicembre. Dal prossimo aprile, quindi, chi non avrà scelto un fornitore del mercato libero si troverà a sua insaputa cliente del soggetto che si è aggiudicato l'asta per quel lotto geografico specifico in cui ricade la sua residenza. In poche parole, la sua bolletta si troverà in balia di un operatore non scelto e magari assai poco garante degli interessi dei suoi nuovi clienti.

Se a ciò aggiungiamo la scarsa informazione che ancora circola sull'argomento, è facile intuire che sarebbero in molti a cadere nella trappola dei prezzi-lucciola. Di qui la reazione di sindacati e associazioni dei consumatori che hanno sollecitato il governo, visti i rischi di nuove forti impennate dei prezzi, affinché pretenda da Bruxelles una nuova proroga (fino a un anno) del regime di mercato tutelato. Cosa che il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto vorrebbe evitare per non compromettere gli accordi già raggiunti sulle riforme previste dal Pnrr, mettendo in tal modo a rischio i 18,5 miliardi della quarta rata. Ma di fronte alla prospettiva di gettare nuovamente nell'incertezza centinaia di migliaia di famiglie aggredite da «energia selvaggia», Fitto dovrebbe mettere da parte ogni titubanza e spiegare alla Commissione europea, forte anche delle nuove emergenze, che non è tempo per certe sottigliezze: non è rinviando una riforma oggettivamente minore che si mette in discussione la credibilità del Paese. Tantomeno nell'ambito del confronto sul nuovo Patto di Stabilità, in relazione al quale dovranno finire sul tavolo ben altri argomenti.

Va peraltro segnalato che è già in corso un processo spontaneo e volontario di migrazione dei clienti verso il mercato libero, che con il tempo porterebbe a una fine naturale del regime tutelato: una soluzione meno traumatica per clienti e lavoratori del settore che alla fine ristabilirebbe il giusto equilibrio concorrenziale che Bruxelles pretende.

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