Gian Micalessin
Dodici civili uccisi in meno di nove giorni nel corso di tre eliminazione mirate costellate di imprecisioni. I vertici dellesercito sotto accusa attribuiscono ogni responsabilità a una serie di imprevedibili errori tecnici e umani. Una tesi sostenuta in questintervista al Giornale anche dal professor Efraim Inbar, 59enne direttore del centro di Studi strategici Begin Sadat e docente di Studi politici dellUniversità di Bar Ilan e al «College di formazione per il personale e i comandi» dellesercito. «Gli errori sostiene il professor Inbar - fanno parte della legge dei grandi numeri, perché anche unoperazione perfetta ha una percentuale elevata di rischio. Stavolta gli errori si sono susseguiti in un breve lasso di tempo e la gente li percepisce in maniera esagerata».
Un tempo non succedeva, cosè cambiato?
«Anche agli inizi avevamo elevate perdite civili poi abbiamo adattato il missile allobbiettivo cambiando il tipo di esplosivo o la testata, ma la possibilità di errori persiste soprattutto se si opera in aree densamente popolate».
Forse un tempo prestavate più attenzione...
«Non è vero, il nostro esercito lavora con la stessa attenzione di un tempo, sono i terroristi a operare allinterno di aree abitate per farsi scudo della popolazione».
Questi errori incrinano limmagine delle vostre forze armate?
«Il rischio è innegabile. Questi errori creano una pressione dellopinione pubblica nazionale e internazionale e rischiano di costringerci a sospendere le eliminazioni mirate».
Non avete altri mezzi per fermare i missili Qassam?
«Li abbiamo, ma preferiamo non usarli. Per me è assurdo continuare a rifornire di acqua ed elettricità la Striscia di Gaza. LInghilterra durante la seconda guerra mondiale si preoccupava forse di rifornire i tedeschi? Dobbiamo considerare Gaza un territorio nemico. Forse bisognerebbe riconquistarne una parte, almeno il nord come nel 2002 quando siamo entrati a Nablus, Ramallah e Jenin per distruggere le infrastrutture terroristiche».
Rioccupare Gaza... non è un passo allindietro?
«Forse un anno fa abbiamo commesso un errore... abbiamo sbagliato ad abbandonare i territori settentrionali mettendo una città come Ashqelon nel raggio dazione dei loro missili».
Girano voci su un piano per leliminazione del premier di Hamas Ismail Haniyeh e di almeno altri due ministri, non temete altre critiche?
«In linea di principio eliminarli non è moralmente esecrabile. Sono i peggiori nemici di Israele e anche dellOccidente. Il problema è se possiamo permetterci di imprimere unaccelerazione al conflitto».
Uccidendo Haniyeh eliminereste un esponente dellala più moderata di Hamas, meglio fare i conti con lala più dura?
«Lei definisce moderato un esponente di unorganizzazione terroristica, in Europa molto spesso non avete la percezione esatta di quanto succede qui».
Hamas in questo momento è lunica organizzazione a non utilizzare i missili Qassam, perché colpirli?
«Non lo fanno perché sono buoni, ma per rafforzare il loro potere. Noi dobbiamo fare tutto il possibile per farli cadere».
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