La Falk e la Crippa regine: «Ecco il nostro Bergman»

da Milano

Da anni tutte e due sognavano di far rivivere sulla scena le sceneggiature dei film più famosi di Ingmar Bergman. La Crippa andava pazza per il personaggio malvagio e autolesionista interpretato, in Sussurri e grida da Ingrid Thulin, la Falk prediligeva quello della giovane donna malata che, nel Silenzio, assiste impotente alla rovina della famiglia. Ma nessuna delle due si aspettava che Maurizio Panici, uno dei registi italiani più sensibili al fascino dello schermo, arrivasse da loro proponendo un copione tratto dallo script originale di Sinfonia d'autunno. Il mitico cult movie in cui il mago svedese aveva chiamato la Ullmann a un confronto risolutivo con la diva per eccellenza Ingrid Bergman.
Cosa accadrà in questo conflitto tra una madre unicamente preoccupata della sua carriera e una figlia umbratile e dolente che, al clamore della ribalta, ha preferito l'isolamento in una canonica accanto al marito servo di Dio, ce lo confidano le due interessate impegnate nella difficile prova di superare se stesse. Non avete paura di misurarvi con due mostri sacri come le vostre colleghe? «Certo che no - spiega con grazia la Falk - e non certo per un malinteso complesso di superiorità. Ma perché il cinema è una cosa e il teatro un'altra. Ciò che si fa davanti alla macchina da presa diventa ridicolo e assurdo se si pretende di ripeterlo identico davanti alla platea. Per questo, sono certa che il nostro sarà un exploit particolare, che rivelerà al pubblico la centralità di un problema come l'amor filiale. Che, nel film, rischia di essere confinato nell'ambito della società svedese».
Ma la Crippa è d'accordo? «Assolutamente - risponde -; perché se Bergman ha scritto e poi fissato in immagini memorabili il conflitto tra una madre e una figlia dando grande risalto al luogo in cui si svolge questa tragedia a porte chiuse, in teatro le barriere tra un paese all'altro cadono. Tanto che non ha più senso parlare della Svezia o dell'Italia. Perché viene alla luce la natura dell'anima, il diverso modo di concepire la vita e gli affetti tra due persone che, dopo anni di lontananza, tentano di riavviare un dialogo perduto».
Torniamo alla Falk. È vero che, per interpretare Sinfonia d'autunno, ha dovuto rinunciare a mettere in scena un inedito di Tennessee Williams, il suo autore preferito? Rossella conferma precisando che non si tratta di una rinuncia ma di un semplice spostamento di date. «Era troppo ghiotta - spiega - la proposta di ricreare, con tutto il rispetto per Ingrid, uno dei suoi cavalli di battaglia. In uno spettacolo dove i gesti, le parole, persino il modo di muoversi ricorda la grande lezione di Brecht». Sentiamo a questo proposito Maddalena: è vero che, nella recitazione, vi rifarete al severo diktat del drammaturgo di Augusta? «In un certo senso, sì.

Perché nella gran notte in cui nessuno dorme e torna a imporsi il passato delle accuse e dei rimproveri lancinanti sia io che Rossella tentiamo di dimostrare la nostra buona fede in un dibattito serrato. La cui soluzione è demandata al responso del pubblico, unica giuria popolare in grado di pronunciare il verdetto».

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