«Fassino e D’Alema non diano lezioni, chiedano perdono»

«Fassino e D’Alema non diano lezioni, chiedano perdono»

Roma. «Decenza vorrebbe che questi signori la smettessero di dare lezioni di buon costume. Fassino e D'Alema dovrebbero andare a Hammamet a chiedere perdono a Craxi». Stefania Craxi ragiona sull'anniversario della scomparsa del padre, che quest'anno cade in un momento in cui la discussione sul rapporto tra affari e politica è incandescente a causa della vicenda Unipol. La figlia del leader socialista, presidente dell'associazione «Giovane italia», torna con la memoria al celebre discorso del padre alla Camera del '92: «Se al discorso di Craxi non fosse seguito un vile silenzio la Prima repubblica non sarebbe finita in quel modo violento, ma avrebbe potuto avere una fine politica, autoriformando un sistema che avrebbe potuto consentire ai partiti di riformare, rinnovare la classe dirigente. Ma è stato distrutto tutto, e queste sono le conseguenze».

Oggi nel sistema di finanziamento dei partiti «continuano a rimanere più ombre che luci», prosegue la Craxi, ma ciò non toglie che «Tangentopoli e Bancopoli sono due cose diverse, solo i burattinai sono simili. Allora la questione era il finanziamento illegale dei partiti, che era comune a tutti. Oggi si tratta del tentativo di appropriarsi di un pezzo del mondo finanziario da parte di una parte politica».

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