Fellini e la Cardinale, la Francia omaggia i nostri classici

LioneLa metropoli francese d’origine dei fratelli Lumière, gli inventori del cinema, è coperta di manifesti con Clint Eastwood trentenne, con la barba di un paio di settimane, in Per un pugno di dollari. A grande preparazione, grande risposta. Infatti erano in cinquemila nella Halle Tony Garnier a fissare commossi per qualche minuto un altro volto barbuto, magari non così bello, seguito da nome e date: «Sergio Leone 1929-1989». A dare un brivido collettivo prolungato ha contribuito il suggestivo motivo di Ennio Morricone per C'era una volta il West, che echeggiava in questo enorme edificio, localmente noto come gli ex macelli. L’emozione dei cinquemila s’è risolta in un lungo applauso. Poi il conduttore dell’inaugurazione del Lumière 2009 Grand Lyon Film Festival, 67 film in 6 giorni -, Thierry Frémaux, ha chiamato alla ribalta registi e attori presenti: Asia Argento, Clotilde Courau (moglie di Emanuele Filiberto di Savoia) Alfonso Cuaròn, i fratelli Dardenne, Sophie Duez, Marco Tullio Giordana, Irène Jacob, Benoît Jacquot, Emir Kusturica, Claude Lelouch, Paolo Sorrentino, Marjane Satrapi, Jasmine Trinca, Agnès Varda, Régis Wargnier...
Una raffica di Palme d’oro e vincitori del «Certain regard» al Festival di Cannes; di Leoni d’oro e coppe Volpi alla Mostra di Venezia. Infine Frémaux ha chiamato Claudia Cardinale, interprete di C’era una volta il West. E c’è stata l’ovazione che riporta a Leone, che si ripeterà domani, quando sul palco salirà Clint Eastwood per ricevere il premio Lumière.
Accanto alla retrospettiva di tutti i film di Leone, tre dei quali interpretati da Eastwood, c’è un’ampia selezione di film di Don Siegel, il secondo maestro, quello americano, di Eastwood. «L’idea viene dalla dedica di Eastwood de Gli Spietati che accomuna “Sergio e Don”», spiega Frémaux.
Langue il cinema italiano di oggi, ma il ricordo di quello di ieri regge. Fra i nuovi documentari ieri sì è visto quello di Antoine de Gaudemar Il était une fois... La dolce vita («C’era una volta...»), presentato insieme a La dolce vita. L’album (ed. Fondation Jérôme Seydoux-Xavier Barral). È l’inizio delle celebrazioni per il mezzo secolo del film di Federico Fellini, che martedì cominciano a Parigi con la mostra «Fellini. La grande parade», al museo del Jeu de Paume, e continuano da mercoledì con la retrospettiva «Tutto Fellini» alla Cineteca francese.
Come l’Italia, nemmeno la Francia fa più cinema di alta qualità; come l’Italia, anche la Francia sopperisce ricorrendo al vecchio. Spesso alla Mostra di Venezia i film degli anni ’50-’60, restaurati, eclissano i velleitari film in concorso, che difficilmente troveranno chi li restauri, un giorno. Il modello di Lione è italiano, apertamente: il bolognese Festival del «Cinema ritrovato», condotto sotto l’egida della Cineteca comunale e volentieri visitato da Frémaux.

Quanto al distribuire le proiezioni non solo in città, ma anche nelle periferie e nei centri vicini, il modello è la Festa di Roma. In silenzio, ed è bene che sia così, torna - almeno tra certi festival - la solidarietà italo-francese che con le coproduzioni ha dato ai due Paesi gran parte dei loro migliori film. E anche quelle stanno per tornare.

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