Feriti due soldati italiani Ora a Kabul ci sparano pure gli alleati afghani

Il soldato afghano si stava aggirando nei dintorni dell’elicottero atterrato nella base avanzata italiana di Bala Murghab, come un avvoltoio sulla preda. Un suo commilitone forse aveva intuito e ha cercato di fermarlo prendendolo alle spalle. «Il militare afghano si è messo a urlare come un pazzo, sembrava drogato», racconta una fonte del Giornale. Imbracciava un fucile mitragliatore kalashnikov, l'arma in dotazione all’Ana, l'esercito nazionale afghano. Il commilitone non è riuscito a bloccarlo prima che partisse una raffica contro gli alleati della Nato, che stavano scaricando materiale logistico da un elicottero di trasporto Hind Mi 8.
Un militare americano, falciato dai proiettili, è morto. Due italiani sono rimasti leggermente feriti da alcune schegge provocate dal rimbalzo dei colpi. L'inaspettata tragedia è avvenuta ieri alle 11.30 afghane, le 8 del mattino in Italia. L'afghano non ha avuto il tempo di tirare altre raffiche, perché è stato immobilizzato dai suoi commilitoni e dai militari italiani. Qualcuno gli ha sparato ferendolo a una gamba. Se non fosse stato così avrebbe scaricato l'arma sui soldati italiani provocando una strage.
«Non escludiamo nulla: né la matrice manifestamente ostile, né l'attimo di follia. Stiamo compiendo tutti gli accertamenti per capire se ce l'aveva proprio con le forze Isaf (il contingente Nato in Afghanistan, ndr) oppure covava problemi personali o magari familiari», spiega al Giornale il tenente colonnello Marco Mele, portavoce del contingente italiano a Herat, nell'Afghanistan occidentale. «Il gesto era comunque volontario, non accidentale e rivolto presumibilmente contro le forze Isaf e dell'Ana» ribadisce Mele. Il generale afghano Khair Mohammad Khawari sospetta che l'omicida abbia problemi mentali.
I due militari feriti fanno parte dei «dimonios», i Diavoli rossi del 151° reggimento di fanteria della brigata Sassari. In patria sono di stanza a Cagliari. Uno ha riportato una ferita alla coscia sinistra e l'altro alla destra, oltre a un'ammaccatura al dito di una mano. Dopo essere stati medicati all'infermeria da campo hanno ripreso servizio incassando l'apprezzamento del ministro della Difesa Ignazio La Russa. Nella stessa infermeria è stato curato l'afghano che voleva ucciderli.
Bala Murghab, nel nord del settore controllato dagli italiani, è un nodo strategico di comunicazione. Nella vallata e dintorni non mancano sacche di talebani, che pure in questi giorni hanno lanciato qualche colpo di mortaio attorno alla base avanzata italiana. Il fattaccio di ieri non è un caso isolato. Le forze di sicurezza afghane sono infiltrate dai talebani, ma solitamente è più porosa la polizia.
A Bala Murghab, invece, ha sparato un soldato dell'esercito, che addestriamo a Herat presso la base del 207° corpo d'armata. Per la missione Isaf l'episodio più grave è avvenuto il 3 novembre, quando un ufficiale di polizia nella provincia di Helmand ha sparato a freddo uccidendo il suo comandante, il vice e cinque soldati britannici. Il pluriomicida si chiama Gulbuddin e secondo i capi tribù locali era legato da tempo ai talebani. Gli afghani rivendicano spesso «l’infiltrazione» nelle forze di sicurezza afghane.
Il 28 marzo nel nord del Paese, a Mazar i Sharif, un soldato afghano ha ucciso due militari Usa ferendone un terzo.
Non sempre si tratta di quinte colonne collegate ai talebani. In alcuni casi sono stati problemi personali e familiari, come la prolungata distanza da casa, a far impazzire gli alleati locali. Non solo: gli afghani sono suscettibili e un comportamento normale per gli occidentali può venire interpretato come una grave offesa, che va lavata con il sangue.

Pure a Camp Zafar (Vittoria nella lingua locale), vicino a Herat, dove gli italiani addestrano l'esercito locale, è scattato il grilletto, ma per motivi ben diversi. Un sottufficiale americano aveva scoperto che alcuni afghani facevano la cresta sugli approvvigionamenti. Quando ha minacciato di denunciare la corruzione lo hanno ammazzato.
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