La fiera dell’universo (un po’ caotico) delle donne

Da qualche anno è rigorosamente tornata ad avvilupparci l'avambraccio. Guai a portarla a spasso diversamente, out appendersela a tracolla, improbabile impugnarla con fermezza. Ormai la portano come Grace Kelly perfino le sgallettate che l'abbinano, quasi illegalmente, a certi moon boot inspiegabilmente «quattro stagioni», incuranti del fatto che dentro a quella della principessa di Monaco ci stavano, a dir tanto, un portacipria d'argento con specchietto, un rossetto dal tono pallido e, immancabilmente, un foulard di seta. Mentre nelle loro si ammassano l'iPod, l'iPhone, l'iPad, svariati pacchetti di gomme da masticare, dei portafogli ipertrofici, giganteschi mazzi di chiavi, l'occorrente per truccarsi da grandi, il cambio per dormire dall'amica, l'agenda gonfia come un sofflè, la chiave unica della macchina annegata, però, in decine di ciondoli di varia foggia… E insomma: e la borsa e la vita. Costi quel costi
Perché per una maxi bag siamo disposte perfino alla scogliosi. Tolte le icone glamour di Sex and the city, o le altrettanto irreali star sul red carpet degli Oscar, necessariamente in abito lungo una volta all'anno, a noi, a qualsiasi donna, la borsa piace a «utero». Un grande, tiepido contenitore di tutte le nostre certezze.

L'ultima volta che abbiamo guardato dentro, anche alla nostra, ci abbiamo trovato la carta d'imbarco di un volo fatto mesi fa, il ciuccio-riserva di nostro figlio, un biglietto da visita a cui è stato confidenzialmente aggiunto a penna un numero di cellulare senza che oggi sia per noi possibile ricondurlo a un volto, a un momento, a una circostanza. E ancora: l'appunto (...)

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