Filippine, rapito italiano dai ribelli musulmani

Tre operatori della Croce Rossa sono stati rapiti nel sud delle Filippine. Tra questi Eugenio Vagni. Sono stati bloccati e portati via dall'Abu Sayyaf, il più piccolo e sanguinario dei gruppi ribelli musulmani

Filippine, rapito italiano 
dai ribelli musulmani

Manila -  Tre volontari del Comitato internazionale della Croce Rossa sono stati rapiti questa mattina nell’isola di Jolo, nel sud delle Filippine. Tra gli ostaggi c’è anche un italiano: il suo nome è Eugenio Vagni, 61enne originario di Montevarchi (in provincia di Arezzo). Gli altri due operatori umanitari rapiti sono lo svizzero Andreas Notter e il filippino Jean Lacaba. Nessun gruppo ha rivendicato il sequestro ma i sospetti sono tutti rivolti verso il movimento Abu Sayyaf, molto attivo nell’area e ritenuto vicino ad al Qaida.

Il rapimento degli operatori L’ambasciatore italiano nelle Filippine, contattato da Apcom, ha confermato l’avvenuto rapimento di un cittadino italiano nella regione di Jolo e "sta cercando di mettersi in contatto con il governatore" locale, "un buon amico, per avere più dettagli" su quanto accaduto. Il presidente della Croce Rossa delle Filippine, senatore Richard Gordon, ha detto che al momento del rapimento i tre operatori umanitari si trovavano in macchina, sulla strada per l’aeroporto di Jolo, dopo una visita al carcere locale. Un fatto considerato "strano" da fonti diplomatiche italiane, dato che quella strada è molto frequentata.

La missione della Croce rossa Durante il tragitto i tre operatori umanitari sono stati intercettati da un gruppo di uomini armati, a bordo di motociclette, che li hanno prelevati con la forza. A bordo dell’auto, con i tre operatori umanitari, c’erano anche un autista e altri due filippini, che sono stati rilasciati ed hanno raccontato l’accaduto, secondo quanto riferito dal presidente della Croce Rossa delle Filippine, Gordon. "Erano andati in missione per verificare i miglioramenti delle condizioni dei detenuti", ha precisato da parte sua Reynaldo Guioguio, portavoce dell’organizzazione internazionale.

La roccaforte di Abu Sayyaf L’isola di Jolo è una roccaforte del gruppo Abu Sayyaf, considerato vicino ad al Qaida. L’operatore umanitario italiano preso in ostaggio si trova nel paese dal febbraio 2008, dove è arrivato con la Croce Rossa. Fonti dell’ambasciata, contattate da Apcom, confidano nei buoni rapporti che la Croce Rossa intrattiene con i gruppi islamici della regione del sud delle Filippine: "Non bisogna preoccuparsi molto", riferiscono, anche se, indubbiamente, "la zona è da considerarsi pericolosa" e l’ambasciata "sconsiglia di recarsi" in quella parte del paese. 

Situazione monitorata dalla Farnesina I sequestratori dell’italiano Eugenio Vagni, dello svizzero Andreas Notter e del filippino Jean Lacaba hanno lasciato andare l’autista dell’auto della Croce rossa e altri due filippini che erano a bordo. A Roma l’Unità di crisi della Farnesina ha avvertito i familiari di Vagnie segue l’evolversi della situazione in stretto coordinamento con l’Ambasciata d’Italia a Manila e con le autorità locali. La procura di Roma si occuperà del sequestro di Vagni: a piazzale Clodio è arrivata un’informativa dei carabinieri del Ros con i primi resoconti dell’accaduto. Tutto ciò porterà nelle prossime ore all’apertura di un fascicolo processuale.

Chi è Eugenio Vagni Eugenio Vagni da molti anni non vive più a Montevarchi, dove ha mantenuto solo il domicilio. Nel centro aretino vive il fratello Francesco. Eugenio Vagni è un tecnico logistico ed è dipendente della Croce Rossa internazionale. La moglie di Vagni è filippina ed ha 35 anni. Da lei ha avuto Letizia, 15 mesi. La donna aveva avuto un altro figlio da una precedente unione. Il tecnico aretino è iscritto all’ anagrafe degli italiani residenti all’ estero dal 2003.

Il sindaco di Montevarchi, Giorgio Valentini, ha espresso solidarietà ai familiari di Vagni. "Mi auguro che questa storia finisca presto e bene - ha detto - e l’ amministrazione è a disposizione dei familiari di Vagni per qualsiasi necessità".

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