Fiorella, sapori «brasileiri» tra Endrigo, Conte e Caraibi

da Roma

Fiorella Mannoia ha passato a pieni voti l’«esame capitolino». Partito lo scorso 21 gennaio da Cremona, il tour della Mannoia sta registrando unanimi consensi tra il pubblico e i critici tanto che già si annunciano nuove date per rimediare ai vari sold out di cui è lastricato (quinta data romana il 13 marzo all’Auditorium Conciliazione). In buona sostanza si tratta di un viaggio musicale di oltre due ore dove alle «tappe» caraibiche e brasiliane si alternano autentiche perle del «canone» autoriale italiano. Il tutto mescolato attraverso una sapiente regia che propone una scena minimalista animata da un suggestivo gioco di luci e dallo scorrere sullo sfondo di immagini le più diverse (dalle coste brasiliane fino ai quadri di Piero Pizzi Cannella).
Spaziando da Kabula le le a Mas que nada, da Mama Africa alla struggente ballata 13 maggio, la Mannoia offre con un’inedita vivacità interpretativa il suo nuovo repertorio carioca. E il pubblico non ha difficoltà a farsi trascinare dal suo stesso entusiasmo. Ogni brano è una festa di luci e di balli, e la regia del chitarrista Piero Fabrizi (anche responsabile degli arrangiamenti) riesce ad alternarli al repertorio della stessa Mannoia. La sua voce riesce infatti a piegarsi con leggerezza alle note dei vari Benjor, Veloso, Lenine e Carlinhos Browne. Per poi ritornare implacabile ai «pezzi forti» della sua lunga carriera che l’ha fatta diventare a buon diritto musa ispiratrice dei nostri cantautori. Il concerto però ha regalato un’emozione inaspettata con lo struggente omaggio a Sergio Endrigo del quale la Mannoia ha proposto Io che amo solo te.

Da Conte (Messico e nuvole) a Vasco Rossi (Sally), da Bubola (I cieli d’Irlanda) a Ruggeri (Quello che le donne non dicono), sono tanti i «suoi» autori e stanno a dimostrare che la nostra tradizione è tanto vasta quanto preziosa.

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