Economia

Il fondo salva-Stati rivela l'arroganza di Berlino e Parigi

Nato come aiuto in caso di crisi, ora è una clava contro i più deboli

Il fondo salva-Stati rivela l'arroganza di Berlino e Parigi

Prima dello scorso 15 novembre i pochi che avevano avuto occasione di confrontarsi con il Meccanismo europeo di Stabilità (Mes) lo designavano come «Fondo salva-Stati». È il veicolo finanziario che dal 2012 presidia le crisi di liquidità dei Paesi di Eurolandia al posto del Fondo di stabilità finanziaria (Efsf), attivo dal 2010 al 2012.

Una costruzione in sé lodevole. Alla base del Fondo salva-Stati c'è l'idea di un'Europa che non si appoggia al Fondo monetario internazionale e trova al suo interno le risorse per evitare che, in caso di crisi, un Paese collassi, ovviamente in cambio di una politica economica che sani gli squilibri. La pratica è stata diversa dalla teoria: nell'ottobre 2010 il vertice franco-tedesco di Deauville tra la cancelliera Merkel e il presidente Sarkozy stabilì che i creditori privati di un Paese in difficoltà (in quel caso la Grecia) dovessero partecipare alla ristrutturazione del debito. Insomma, alle banche e ai fondi che avevano acquistato titoli greci era chiesto un sacrificio (mitigato dai rimborsi parziali concessi con il salva-Stati).

Nel giugno 2018 l'immarcescibile Merkel e il presidente francese Macron nel vertice di Meseberg decisero che la riforma del Mes avrebbe dovuto implicare un controllo tecnico sui conti degli Stati che chiedevano aiuto, di fatto automatizzando la ristrutturazione del debito. Le trattative tra i governi europei «ammorbidirono» le linee di indirizzo. Ma il governo Lega-M5s restò sempre contrario.

Il 15 novembre 2019, come detto, lo spartiacque. Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha detto che il re è nudo denunciando l'«enorme rischio» che la riforma comporta. Parole che hanno scoperchiato anche il sostanziale assenso dell'Italia alle modifiche che renderebbero carta straccia i Btp nei portafogli delle banche italiane. Chi guida il Mes? Il tedesco Klaus Regling. Il Mes è autonomo dai governi? Sì, e i suoi membri godono di immunità nell'esercizio delle loro funzioni. L'Italia può chiedere aiuto al Mes? No, perché il debito italiano è di 2.470 miliardi di euro e il Fondo ha una dotazione potenziale di 700 miliardi. Solo polemiche sovraniste, quindi? No, perché l'Italia vi contribuisce senza potervi accedere e portando lo stigma del debito elevato.

Si può, perciò, affermare che «c'è della logica nella follia» della Brexit.

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