Adalberto Signore
da Roma
Il copyright è di Romano Prodi che, intervenendo per la prima volta sullaffaire Unipol e sulle conversazioni tra Piero Fassino e Giovanni Consorte, mercoledì scorso invitava i Ds a «uscire dal bunker» per affrontare la questione «serenamente e in assoluta trasparenza». Limmagine retorica deve essere piaciuta se venerdì, durante il forum tenuto da Massimo DAlema allUnità, molti dei giornalisti del quotidiano fondato da Antonio Gramsci sfogavano la loro delusione verso la linea dellintransigenza scelta dal presidente ds («non siamo colpevoli di nulla», ma vittime) con una frase salomonica: «È rimasto nel bunker». La stessa metafora ieri lha usata pure Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia. Che, per ovvie necessità dialettiche, ha cercato di renderla un po più cruda con una buona dose di allegorie belliche: «DAlema ha costruito i muretti, ha piazzato le mitragliatrici e ha edificato il bunker nel quale intende chiudere se stesso e il suo partito sparando ad alzo zero su chiunque si muova nella pianura circostante». Sfumature a parte, il concetto non sembra cambiare di molto.
Così, se il presidente della Quercia resta convinto che il suo partito sia vittima di «una campagna a comando» ordita «dal giornale di famiglia del premier» (il Giornale, appunto), Cicchitto non perde loccasione di rimettere in fila le varie tappe della querelle, aperta sì dalla pubblicazione su queste pagine delle intercettazioni del colloquio tra Fassino e Consorte ma proseguita a gran ritmo grazie al prestigioso contributo di buona parte dellUnione. «Al decollo dellOpa (di Unipol su Bnl, ndr) - spiega lesponente di Forza Italia - sono stati Francesco Rutelli e Diego Della Valle a sollevare il problema della questione morale». E ancora: «A sostenere che lincriminazione per associazione a delinquere nei confronti di Consorte dovrebbe riguardare come logica conseguenza anche gli esponenti politici che hanno sostenuto loperazione, tra cui parlamentari ds, è Antonio Di Pietro». Poi, uno dopo laltro, tocca a Gad Lerner (è lui che «ha sollecitato una sorta di squalifica morale nei confronti del tesoriere ds Ugo Sposetti») e Marco Travaglio («fu lautorevole collaboratore dellUnità a dire che a Palazzo Chigi entrarono con le pezze al culo e uscirono miliardari»). Con citazione di riguardo anche per Guido Rossi, già senatore del Pci e presidente della Consob, oggi tra i garanti di Libertà e giustizia, associazione promossa da Carlo De Benedetti. Fu proprio lui - «e non il centrodestra», sottolinea Cicchitto - uno dei primi a puntare il dito contro lallora premier DAlema definendo Palazzo Chigi «una merchant bank dove non si parla inglese». E - gli fa eco il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi, critico verso la decisione di DAlema di querelare Il Foglio - «nonostante tutto si ritengono ancora su un piedistallo morale e politico che nessuno si dovrebbe permettere di discutere». «Ancora una volta - dice lazzurro Francesco Giro - restano tenacemente attaccati ai loro errori senza fare alcuna autocritica». «Sentire DAlema che vuole trasformare questa vicenda nella favola del povero Cappuccetto rosso ds e del lupo cattivo - attacca il viceministro per i Beni culturali Antonio Martusciello - dà la misura di unarroganza cronica». Insomma, conclude Cicchitto, «il vittimismo» del presidente dei Ds «è patetico e grottesco».
Ma contro la Quercia non è solo Forza Italia a schierare lartiglieria. Durissima, infatti, è la presa di posizione di Maurizio Gasparri. «È difficile - dice lesponente di An - accettare il tono arrogante con cui DAlema e Fassino intervengono sulla questione morale che sta travolgendo la sinistra italiana. Invece di usare toni minacciosi, accettino un pubblico e franco confronto sul rapporto tra Pci-Pds-Ds e cooperative rosse». Critico anche il ministro di An per le Comunicazioni Mario Landolfi, convinto che «in casa ds» ci sia «un crescente nervosismo».
NellUdc, invece, è Carlo Giovanardi a guidare la carica. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha infatti organizzato un convegno sulla «sinistra daffari» nelle regioni rosse, per denunciare lo «strapotere» delle coop in Emilia e nelle altre amministrazioni guidate dai Ds.
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