La Francia fa i conti con il maxi-deficit

da Milano

Costretta a far fronte alla crisi internazionale provocata dai mutui subprime e resa più vulnerabile dalla forza dell’euro, contro cui la Bce non sembra voler usare l’arma dei tassi, la Francia vive un momento complicato. Da un lato, servirebbero misure di rilancio dell’economia; dall’altro, la disastrosa situazione delle finanze pubbliche ne limita fortemente i margini di azione.
Il primo ministro, François Fillon, non ha usato ieri mezzi termini per descrivere lo stato dei conti francesi: «La situazione è critica e non è più sopportabile. Abbiamo 1.150 miliardi di deficit alla fine del 2006, ci troviamo davanti a un fallimento del sistema». Tace l’Eliseo, ma vinte le presidenziali grazie alle promesse fatte in campo economico, Nicolas Sarkozy si trova in un vicolo cieco. Impegnato da tempo in una battaglia contro le scelte di politica monetaria del numero uno della Bce, Jean-Claude Trichet (che ha richiamato Parigi al rispetto dei vincoli di bilancio imposti da Maastricht), Sarkozy rischia non solo di mancare l’obiettivo di azzeramento del disavanzo entro il 2010, ma anche quello di raggiungere il pareggio nel 2012. Per ora l’Eliseo sembra lavorare ancora su una politica di rilancio che punta su una serie di misure sociali per allentare i vincoli economici e strutturali per rassicurare Bruxelles. Gli oltre 12 miliardi di «rosso», contro gli otto preventivati, nel settore della sicurezza sociale potrebbero però portare a un taglio del 24% del welfare.


La Commissione europea si è «rallegrata» del fatto che il problema dell’equilibrio dei conti in Francia sia stato riconosciuto, anche se la portavoce degli Affari economici e monetari, Amalia Torres, ha detto alla stampa: «Conoscete l’accordo raggiunto all’Eurogruppo in aprile e la saggezza di tale accordo, che consiste nell’avanzare il prima possibile e porre i conti pubblici su basi più sostenibili».

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