Una semi-rivoluzione zapateriana a colpi di regolamento. Visto che la norma nazionale sul riconoscimento delle coppie gay tarda ad arrivare, il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia Riccardo Illy e la sua Giunta hanno pensato bene di riconoscere effetti giuridici alle convivenze omosessuali indipendentemente dalle discussioni del centrosinistra romano su pacs, dico e cus.
L'occasione fa l'uomo ladro, dice il saggio. E l'occasione, in questo caso, è un regolamento attuativo, quello che dovrebbe istituire l'erogazione del cosiddetto «reddito di cittadinanza». Si tratta una misura «inventata» da Bassolino in Campania e che prevede l'elargizione di un «reddito minimo garantito» a tutti i cittadini della regione.
Già durante lapprovazione della legge, l'opposizione del centrodestra contro una norma che era un esempio di iper-assistenzialismo è stata durissima. Davvero nessuno, però, poteva immaginare che il peggio sarebbe arrivato dopo. Molto dopo, visti i tempi biblici (un anno e quattro mesi) con cui la Giunta ha approvato il regolamento che concretamente permette la concessione del sussidio.
Un provvedimento che, seguendo l'iter classico, è stato adottato dalla Giunta a inizio luglio e inviato alla commissione competente per il parere rituale. Proprio in commissione, però, il consigliere regionale di Forza Italia Massimo Blasoni ha notato che qualcosa non filava: «Il regolamento istituisce una misura che non è rivolta né ai singoli cittadini né alla famiglia tradizionale come intesa dalla Costituzione, bensì a un più generico concetto di "famiglia anagrafica". Si tratta- spiega- di una famiglia composta da un insieme di persone legate anche soltanto da un generico vincolo affettivo».
È bastato fare due più due per capire che l'erogazione di un reddito minimo veniva garantito anche alle coppie gay anche se, surrettiziamente, all'interno di un regolamento che rimanda a un Decreto del Presidente della Repubblica.
Ma non è finita qui. A sollevare più di qualche dubbio è anche il modello matematico adottato per calcolare i contributi: «Un modello assolutamente sbagliato- attacca Blasoni- che finisce per penalizzare i nuclei familiari tradizionali». Il consigliere ha fatto due conti, calcolatrice alla mano, e si è accorto che «se prendessimo a paradigma un nucleo familiare monoreddito composto da due genitori e un figlio, con un reddito equivalente pari a 9.000 euro, la regione "aiuterebbe" quella famiglia con un assegno di 100 euro mensili. Se, al contrario, due studenti coabitanti si dichiarassero uniti da un vincolo affettivo e privi di reddito, percepirebbero 654 euro al mese». E lo stesso discorso, applicando il concetto di famiglia anagrafica richiamato, può essere fatto per una coppia omosessuale. Tutto questo avviene mentre le 225 mila famiglie con figli del Friuli Venezia Giulia avranno a disposizione per quest'anno soltanto 2 milioni e 500 mila euro, pari a 11 euro a famiglia; un'inezia se rapportati agli 85 milioni di euro che spende la regione Lombardia. Ma qui le priorità della Giunta Illy sembrano essere altre e siamo al paradosso per cui si verifica un'autentica discriminazione nei confronti della famiglia tradizionale.
Il problema del riconoscimento delle coppie gay non è comunque l'unico emerso dall'esame del regolamento. A sentire la maggioranza di centrosinistra, infatti, l'erogazione del reddito sarebbe stata sospesa se il soggetto avesse rifiutato un'offerta di lavoro. Peccato, però, che all'interno del solito rimando normativo criptato ci stia il trucco: il beneficio,infatti, verrà revocato solo nel caso in cui il lavoro offerto risponda a determinati requisiti. «E guarda caso- spiega ancora Blasoni- i requisiti richiamati sono del tutto singolari».
L'offerta di lavoro deve essere, infatti, riferita ad una qualifica corrispondente al profilo professionale del soggetto e, nel caso di soggetti disoccupati, la proposta deve prevedere una retribuzione pari almeno al novanta per cento di quella percepita anteriormente all'acquisizione dello stato di disoccupazione. «Insomma, se facevo il dirigente d'azienda a 5000 euro al mese posso rifiutarmi di lavorare se non me ne danno almeno 4500». Tanto paga la Regione.
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