Fu Spensley a portare il calcio in Italia

Nacquero i tornei ufficiali ma il campo era piccolo e sorse il «Ponte Carrega»

Caro, Massimiliano,
ti scrivo in risposta alla lettera del «cugino» con il dente avvelenato e dal fegato messo peggio del mio, per il gran parlare del Genoa in confronto alla Sampdoria e per le sue affermazioni che cercano di negare la primogenitura del Genoa, quale prima squadra Italiana.
Malgrado tanti, se non tutti i miei «amici» di sito e di «Tempio», affermano e chiedono di non rispondere nemmeno a certe affermazioni tanto assurde, mi ritrovo al computer a scriverti due righe. Potrei rispondere con una valanga di date, di documenti, di pagine di storia. Cercando di «contenermi», rispondo finalmente al tuo «affezionato» lettore.
Premesso che certa gente contesta persino i libri di scuola, premesso che ci sono ministri che varando nuove riforme, spingono anche per revisionismi su suddetti testi, mi rifaccio comunque alla storia riconosciuta uniformemente da enciclopedie, di settore e non, mi rifaccio a statuti e certificati delle «altre» squadre e formazioni che secondo alcuni avrebbero il primato del quale stiamo parlando, mi rifaccio a giornali e documenti dell'epoca. Giovedì 7 settembre, civico numero 10 di via Palestro, nel cuore della città di Genova. I signori, Charles De Grave Sells, S. Green, G. Blake, W. Riley, D.G.Fawcus, Sandys, E. De Thierry, Jonathan Summerhill Senior e Junior, e Charles Alfred Payton, fondano il Genoa Cricket and Athletic Club.
La comunità inglese di Genova, come del resto quella svizzera e quella tedesca, era allora molto numerosa. Nel nome, come sicuramente avrai notato, non c'è la parola Football. Il gioco del calcio veniva poco considerato anche perchè, data l'estrazione sociale dei componenti del circolo (erano quasi tutti quanto meno appartenenti alla medio alta borghesia) tale sport era considerato in Inghilterra un gioco per le classi meno agiate. Ma ciò non toglie che partite ancora non ufficiali, il Genoa Cricket and Athletic, le giocava, come del resto il mio «cugino», afferma che in altre città, si faceva.
Il campo di gioco fu messo a disposizione da Wilson e McLaren, due industriali scozzesi che possedevano una fabbrica situata nell'attuale delegazione di Sampierdarena, nella Piazza d'Armi del Campasso (nelle adiacenze dell'attuale via Walter Fillak (e pensare che si ritiene «feudo doriano»).
Circa tre anni dopo la fondazione arrivò a Genova colui che può essere considerato a buon diritto il fondatore del calcio in Italia. In quanto, con il suo ingresso nel club, diede una spinta verso quello che diventò il primo campionato italiano, che può esser ritenuto «semplice» quanto si vuole, ma fino al suo arrivo, le partite erano tra singoli club o addirittura, simpatizzanti, di tale sport, delle stesse città.
Era un medico trasferito dall'Inghilterra a Genova per curare i marinai inglesi delle navi carboniere. Coltissimo, appassionato di religioni orientali, conosceva perfettamente tra le altre lingue il sanscrito ed il greco, viaggiatore instancabile, corrispondente per il Daily Mail, appassionato di pugilato, filantropo, durante il suo soggiorno genovese si dedicò al sostentamento dei trovatelli e nel 1910 avrebbe fondato la sezione italiana dei boy-scout: ecco, dunque, James Richardson Spensley.
Cominciò così dare una struttura da vera e propria squadra di calcio sul modello di quelle britanniche, a quei ragazzi che sotto il nome di Genoa, giocavano undici contro undici con una palla tra i piedi. Si occupava di arruolare per le partite del sabato gli equipaggi delle navi inglesi alla fonda nel porto e talvolta anche gli operai, sempre di nazionalità anglosassone, delle ferriere Bruzzo.
Nell'assemblea del 10 aprile 1897 riuscì a far passare la sua mozione per l'ingresso nel Club di soci italiani (fino a 50 all'inizio, senza limite dopo alcuni anni).
Ed infine, qualche mese dopo, poichè il campo di Sampierdarena era ormai insufficiente alle esigenze della squadra, ne trovò uno nuovo in un'altra zona della città - a Ponte Carrega - lungo le rive del torrente Bisogno (tralascio poi la costruzione dell'attuale Ferraris, giorno dopo giorno da singoli «appassionati» che a fine giornata di lavoro, si ritrovavano a far nascere il «Tempio»).
Tornando alla «primogenia». Non esistono documenti antecedenti a quelli del Genoa, che affermano di giocare al «calcio». Di certo, anche nel resto d'Italia, si giocava a pallone. Del resto, qualcuno può ricordare il «calcio fiorentino», un gioco che potrebbe rappresentare la preistoria di questo sport. Qualcuno, che è stato a Chichen-Itza, in Messico, può comunque ricordare il «gioco della pelota» che circa 2.000 anni fa senza camera d'aria all'interno, veniva praticato in un campo, quasi a 7, con l'intento di fare «goal» in un cerchio in alto una decina di metri.
Nel 1987 quindi, James Spensley, organizza partite «ufficiali».
Ma tra chi, se il Genoa Cricket and Athletic Club, era l'unica società sportiva a giocare al calcio? Si organizza così la prima vera e propria stagione calcistica del nostro Paese.
Torino, per esempio, possedeva allora due sodalizi che praticavano il calcio. L'International Football Club e il Football Club Torinese. Il Genoa Cricket and Athletic Club, prima del famoso 8 maggio 1898, aveva sfidato le due società torinesi (unitesi per l'occasione) in un doppio scontro: perso di misura (0-1) quello del 6 gennaio a Ponte Carrega (nel primo incontro ufficialmente documentato della storia del calcio in Italia) si rifece con lo stesso risultato due mesi dopo a Torino.
Esisteva l'Unione Pro Sport di Alessandria che dovette soccombere in casa propria (2-0) come pure esisteva il Football Club Liguria di Sampierdarena, fondato nell'aprile del 1897 e a tutti gli effetti il progenitore della Sampdoria: 4 a 2 in primavera e 4 a 1 la rivincita in autunno.
Mi chiedo quindi come fa un sampdoriano, a non parlare del FBC Liguria, invece di andare a cercare in giro per l'Italia, dei sodalizi calcistici. Frattempo, tutto era pronto per il primo campionato ufficiale istituito dalla Federazione Italiana del Football che nel periodo storico, in due sedute (15 e 26 marzo) si era costituita a Torino. Nella seconda data si decise il giorno e le società che avrebbero preso parte a quel primo scontro che avrebbe concluso la stagione sportiva di football.
L'8 maggio 1898 nell'occasione dei festeggiamenti nell'ambito dell'Esposizione Internazionale per i cinquant'anni dello Statuto Albertino, ecco il primo campionato italiano di calcio.
Nell'eliminatoria della mattina il successo arrise ai bianconeri (a striscie verticali) dell'International capitanato da Savage che avevano superato per 1 a 0 i gialloneri (anch'essi a striscie verticali) del Football Club Torinese del marchese Ferrero di Ventimiglia.
E il Genoa (in camicia bianca) batté per 2 a 1 la sezione calcio della Società Ginnastica (maglia blù con striscia rossa orizzontale) presieduta dal Cavalier Bertoni.
Al pomeriggio la finale venne disputata davanti a oltre un centinaio di spettatori per un incasso di 197 lire. Si conosce la formazione del Genoa: Baird, De Galleani, Ghigliotti, Pasteur, Spensley, Ghiglione, Le Pelley, Bertollo, Dapples, (quello della «palla», ma tanto so che i «cugini» non sanno nemmeno cos'è, dico solo che fino a qualche anno fa era nel Museo dello stadio Meazza a Milano, il nostro presidente Preziosi, la richiese con successo ed è tornata nella nostra bacheca, avendola vinta definitivamente nel 1909, dopo esser stata nella bacheca, anche, dell'Andrea Doria!!) Bocciardo, Leaver.
Dopo i tempi regolamentari Genoa ed International di Torino erano ancora sull'1-1. Nei supplementari il «golden goal» fu messo a segno dall'ala sinistra genoana Leaver. Furono delle medaglie - chiamate «targhette» - il simbolo tangibile della vittoria nel campionato. Dopodichè vinceremo altri «campionati», battendo nelle varie eliminatorie (una sorta di odierna Coppa Italia, pardon, Coppa Tim) altre squadre che iscritte alla neonata Federazione, le quali si fregiano di date di fondazione, quali 1899 e successive (Milan, Juventus).
Così il Genoa (che ha definitivamente fissato la ragione sociale in Genoa Cricket and Football Club e ha adottato le nuove camicie a strisce verticali biancoblù). Di scudetto si parlerà soltanto nel 1924 e sarà di nuovo il Genoa la prima squadra ad appuntarselo sulle maglie che nel frattempo divennero rossoblù in omaggio alla scomparsa della Regina Vittoria, riprendendo i colori(da qui la malsana idea di Scerni ad aggiungere la striscetta bianca tra il rosso ed il blu, durante la sua «gestione»).
Iniziò così il primo ciclo della prima grande squadra di football italiana ed insieme ad essa, la storia del calcio in italia. Mi fermo qua, invitando a leggere le varie pagine di Storia del Calcio, che ormai, anche su internet, sono a portata di un click(dalle quali ho anche attinto per avere, peraltro, conferme della mia memoria storica di tifoso). In ultimo voglio però ricordare ( e chiedere ), cosa direbbero i «cugini» se nella partita del 26 marzo 1899, il FBC Liguria, per le eliminatorie liguri, avesse vinto invece che soccombere poi per 3-1 anche nella finale di Ponte Carrega del 16 aprile, oppure se ancora prima, anzichè perdere 7- 0, la Sampierdarenese, fosse andata in finale, sfidando poi la vincente delle solite tre società torinesi in lizza, delle quali la vincente Fbc Torinese ebbe ragione del Milan, e magari vincendo come fece il Genoa...Mi domando, e mi rivolgo a tutti i «cugini», accusando di avere tra i nostri «progenitori», dei Signori Inglesi, vi siete mai chiesti come siete «nati»?
Sapete che nell'Andrea Doria, Società Ginnastica genovese, la sezione del football, fu rafforzata da alcuni fuoriusciti Genoani, spinti da quel signor J. Spensley a far crescere altre realtà, non ultimo Franco Calì, futuro primo capitano della Nazionale? Sapete che quando andate al Ferraris (giocatore del Genoa, caduto nella Prima Guerra Mondiale), passando magari da via J. Spensley, percorrendo via DePrà (portiere del Genoa) ed arrivate sotto la sud, potete guardare in alto e vedere il nome, via Calì? Sapete che siamo la prima squadra Italiana ad aver affrontato una compagine straniera (Nizza)? Sapete che avevamo già al seguito delle trasferte, treni speciali, con Signori con la paglietta in testa e cartelli con scritto W Genoa, già prima del ventennio? Sapete che quando parlate delle vostre partite (generalmente non andate indietro più di un girone) e magari nominate «Mister» Novellino, il termine «mister», fu usato per la prima volta con «mister» Garbutt, allenatore del Genoa? Sapete a memoria la formazione del 1946?Sapete che noi sappiamo a memoria la formazione del 1898?Sinceramente credo che non sappiate nemmeno la formazione del 1991, mentre noi ricordiamo giocatori degli anni 40, 50, ma anche 60, 70, 80, nelle varie serie B e C.


Il simpatico signore che ha dato il via a questa mia «piccola» risposta, si lamenta della «visibilità» del Genoa, malgrado la serie C. Le rispondo con un ultima ennesima domanda, dove sarebbero le «migliaia» e «migliaia» di doriani, se avessero preso «voi» a calci e spediti in C? La risposta, sinceramente, dentro di Lei, ce l'ha. A me basta questo.

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