Furti in casa dei vip: catturato uno dei ladri

IL COVO Pareva abbandonato ma al suo interno nascondeva mobili di pregio, capitelli d’oro e numerosi oggetti di lusso

Furti in casa dei vip: catturato uno dei ladri

Aveva l’abitudine, o meglio il vizio, di derubare gli appartamenti dei vip, forse perché era il loro stile di vita che voleva sbirciare, imparare a conoscere, senz’altro emulare. E infatti, secondo un perfetto contrappasso, nella sua vicenda ci sono tanti elementi degni di finire sotto i riflettori. Elementi che impressionano e stupiscono, che rimandano allo spettacolo, alla finzione, a ciò che appare diverso da quello che effettivamente è.
D.V., albanese di 32 anni, è stato arrestato dalla VI sezione della Squadra Mobile di Roma: sarebbe stato lui a svaligiare la casa del cantante Renzo Arbore, dell’ex calciatore della Lazio Giuseppe Signori e dell’ex direttore del Tg1 Ottavio Di Lorenzo. Non solo loro naturalmente: quelli sono solo i nomi in vista di un lungo elenco di vittime residenti a Roma Nord. D.V. lo hanno scovato quasi per caso, seguendo una donna romena sospetta, che utilizzava un passeggino per il trasporto di alcuni oggetti pronti a passare di mano in mano, trasferiti anche con l’ausilio di scooter e motorini. Così gli uomini della Mobile sono arrivati fino alla sua abitazione nella zona di Casale Lumbroso, dove ad aspettarli c’era una grossa sorpresa.
Da fuori la casa sembrava fatiscente, il classico covo mal tenuto, da abbandonare in fretta alla prima avvisaglia di pericolo; dentro, invece, era un vero e proprio museo del lusso, pieno zeppo di capitelli d’oro e mobili di pregio. C’erano 45mila euro in contanti e persino una vasca idromassaggio a forma di conchiglia, simile a quella vista in Scarface, classico del cinema in cui il protagonista, Al Pacino, interpreta un boss del narcotraffico.
Ecco la prima finzione, un’analogia bella grossa con il mondo della celluloide. La seconda, invece, è ancora più spettacolare.
A collegare l’arrestato con il furto in casa dell’ex bandiera della Lazio è stato il portachiavi di una Bmw rubata e poi abbandonata perché dotata di antifurto satellitare. E fin qui niente di sbalorditivo. A collegare, invece, il colpo in casa di Signori con quello in casa dello showman Renzo Arbore, c’è il dettaglio di un comunissimo tubo di gomma annodato alle ringhiere dei terrazzi dei due appartamenti e lasciato pendere come se servisse per calarsi dagli stessi balconi. Peccato che gli investigatori escludano che possa essere stato utilizzato a tal fine, visto che non reggerebbe neanche il peso di un bambino di 10 anni. Più probabile, allora, che si sia trattato di un segnale, di una specie di firma, un modo per attribuirsi la paternità dei furti.
L’albanese, comunque, non avrebbe agito da solo, ma farebbe parte di una banda composta da quattro specialisti, lui compreso, attivi nel settore Nord di Roma. Nell’appartamento di Casal Lumbroso c’era davvero di tutto: oggetti, preziosi e argenteria per un valore complessivo pari a 200mila euro. Mentre i colpi venivano messi a segno scavalcando muri di cinta e arrampicandosi ai primi piani.

Via della Camilluccia, Vigna Clara, Flaminio e Collina Fleming: queste le zone predilette di quella che qualcuno si è affrettato a battezzare come la «banda dell’Est». Per cui presto o tardi potrebbero scorrere definitivamente i titoli di coda anche se, come impone il miglior finale a effetto, non sono esclusi altri colpi di scena.

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