In vent'anni la popolazione globale è cresciuta del 28%, l'economia si è espansa del 75%. Negli ultimi 50 anni, le classi medie e alte del mondo hanno più che raddoppiato i loro livelli di consumo, un ulteriore miliardo (forse 2) di persone nel mondo aspira a unirsi alla classe dei consumatori, e se le cose non cambieranno, nel 2050 l’umanità si troverà a utilizzare annualmente 140 miliardi di tonnellate di minerali, combustibili fossili e biomasse, rispetto ai 60 miliardi di tonnellate consumati attualmente. Il pianeta non può mantenere un simile aumento della domanda di risorse senza gravi conseguenze per l'umanità e gli ecosistemi. Dobbiamo puntare a una nuova “prosperità sostenibile” e in alcune parti del mondo, indipendentemente dalle decisioni prese nelle sedi internazionali, governi, cittadini e comunità locali si stanno già attivando. E' quanto sottolinea lo State of the World 2012: “Verso una prosperità sostenibile", il 29° rapporto del Worldwatch Institute la cui edizione italiana, da 25 anni a cura del direttore scientifico del Wwf Italia Gianfranco Bologna per Edizioni Ambiente, è stata presentata oggi a Milano, con la partecipazione del ministro dell’Ambiente Corrado. L’incontro ha avuto luogo al Museo della Scienza e della Tecnologia nell’ambito del terzo convegno “Semi di sostenibilità”, un progetto ideato dal Wwf insieme al gruppo Electrolux per coinvolgere il grande pubblico, con un occhio di riguardo per i giovani delle scuole, nella trasformazione delle nostre culture verso la sostenibilità. Una slide proiettata durante il convegno sintetizza il futuro del mondo: fino al 2050 la popolazione globale crescerà, per poi scendere drasticamente insieme alla produzione industriale e, soprattutto, a quella agricola alimentare. Intorno al 2100, indicato come il momento della ricrescita, gli abitanti della terra saranno calati – secondo le possibili stime – di tre miliardi.
"La rivoluzione industriale ha dato vita ad un modello di crescita economica palesemente insostenibile", ha detto Michael Renner, codirettore di State of the World 2012, in Italia per presentare il volume: "Il crescente stress imposto agli ecosistemi e una pressione insostenibile sulle risorse sono accompagnati da una maggiore incertezza economica, crescenti disuguaglianze e vulnerabilità sociale. È difficile evitare la conclusione che così come è impostata l'economia non funziona più: né per noi né per il pianeta". L'umanità ha invece bisogno di ristabilire le sue priorità e perseguire un modello di sviluppo che consenta a tutti gli esseri umani di vivere secondo le proprie necessità, avendo consapevolezza della propria dignità e con le giuste opportunità per realizzare le proprie aspirazioni e la propria felicità. Tutto ciò significa non solo prevenire un ulteriore degrado degli ecosistemi del pianeta, indispensabili anche al benessere dell’uomo, ma porre le basi per ripristinare la loro piena salute.
Oggi la sfida è rendere più equo e più sostenibile un mondo in cui 828 milioni di persone vivono nelle baraccopoli, in cui 800 milioni di auto sono responsabili di oltre la metà del consumo globale di combustibili fossili liquidi e di un quarto delle emissioni di anidride carbonica (80% di inquinanti nocivi nei paesi in via di sviluppo). In cui la costruzione e la gestione degli edifici impiega il 25-40% di tutta l'energia prodotta, e rappresenta una quota analoga nelle emissioni globali di anidride carbonica, in cui quasi due miliardi di persone vengono nutrite dai prodotti di 500 milioni di piccole fattorie nei paesi in via di sviluppo, ma dove l’80% di chi soffre la fame vive proprio nelle aree rurali.
Un mondo in cui le specie si estinguono a un tasso di 1000 volte più alto rispetto al periodo pre-industriale, portando con sé qualità ambientale, materie prime e servizi ecosistemici che sono indispensabili alla nostra vita e alla nostra economia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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