Fra’ Galgario, il ritratto prende vita

Una vicenda artistica e umana fatta di luci e ombre quella del bergamasco Vittore Ghislandi, detto Fra’ Galgario, nato nel 1655 e morto, quasi dimenticato, nel 1743. Allievo dell’incisore Giacomo Cotta, attivo tra Milano e Bergamo, e del ritrattista fiorentino Bartolomeo Bianchini, agli albori del XVIII secolo si orientò verso la ritrattistica neorembrandtiana tipica dell’Europa centrale, ma con un marchio tutto lombardo, lasciando capolavori del genere come «Ritratto del marchese Rota e del capitano Brinzago», «Ritratto di gentiluomo» e «Ritratto di gentiluomo in giacca rossa». Tenuto nell’oblio e certo frainteso per lungo tempo anche dagli specialisti, recuperò un ruolo primario nell’arte italiana del Settecento nel 1952, in occasione della mostra milanese dei «Pittori della Realtà», in cui lo storico dell’arte Roberto Longhi gli assegnava la condizione di terminale cronologico di una successione di artisti lombardi, con capofila Vincenzo Foppa, di quasi tre secoli precedente. Per questo assume particolare rilievo la mostra «Fra’ Galgario e la ritrattistica della realtà nel’700», fino all’11 gennaio al Castello di Masnago (Varese), organizzata dal Comune di Varese e sponsorizzata dalla Fondazione Mazzotta e dalla Fondazione Banca Popolare di Bergamo.

Curata da Francesco Rossi e Giovanni Valagussa, raccoglie 65 dipinti realizzati dal frate bergamasco ma anche da altri artisti con cui egli intratteneva rapporti di apprendistato e di lavoro. Le opere provengono dall’Accademia Carrara di Bergamo e dalla collezione Koelliker di Milano. Quattro euro il costo dell’entrata.
Castello di Masnago
Via Cola di Rienzo 42, Varese
info 0332 820409 / 220256

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