Galliani: «Se devo scegliere, meglio il Milan»

Cinque presidenti di club (c’è anche il doriano) stileranno il nuovo regolamento entro luglio

da Milano

Un comitato formato da tre presidenti di A e due di B per riscrivere le regole del calcio. La montagna ha partorito il classico topolino, un’idea per tentare di salvare la faccia del campionato. Il Consiglio di Lega di ieri, convocato da Adriano Galliani (senza il dimissionario Zamparini), è corso ai ripari: lo stesso presidente ha fatto un passo indietro dicendo che non intende figurare nel comitato ristretto che tenterà di dare nuove regole comportamentali a tutto l’ambiente. La decisione è maturata dopo l’incontro a sorpresa di lunedì 5 giugno con il Commissario straordinario Guido Rossi, un faccia a faccia nel quale Galliani ha difeso a spada tratta il futuro della Lega e tracciato anche le linee per un domani senza di lui.
E ieri il primo passo. Scelti «all’unanimità» dal Consiglio sono: Massimo Cellino (Cagliari), Riccardo Garrone (Sampdoria), Rosella Sensi (Roma), Vincenzo Matarrese (Bari) e Maurizio Riccardi (Piacenza). Sono loro i componenti della costituente della Confindustria del calcio, che dovranno riscrivere il nuovo regolamento della Lega. «Questo Comitato - ha spiegato Galliani - presenterà il nuovo regolamento al prossimo Consiglio di Lega. Il documento dovrà essere sottoposto all’approvazione dell’assemblea delle società, che si spera possa essere convocata entro la fine del mese di luglio».
La nuova squadra di saggi - che ricorda quella precedente composta da Galliani, Lotito, Giraudo, Cellino e Zamparini, chiamata a riscrivere le regole della separazione in Lega di A e Lega di B - «dovrà ora lavorare con un calendario intenso e già deciso per fare delle proposte». «Siamo partiti da un foglio bianco, argomenti fondamentali come la governance, la mutualità, la composizione e il numero delle squadre dei due campionati e anche ovviamente la figura del presidente», continua Galliani. «Quest’ultimo potrebbe essere un manager esterno alle società, come richiesto da più parti (Gerard Aigner, ex segretario Uefa, o Franco Tatò, o Carlo Salvatori, ndr) oppure, se così verrà deciso in assemblea, potrebbe restare un dirigente di club (magari lo stesso Galliani, ndr), perché non ci sarebbe alcun conflitto d’interessi».
Galliani, comunque, ha ribadito per l'ennesima volta che le sue dimissioni da presidente della Lega non ci saranno in ogni caso. «Se il nuovo regolamento dirà che il presidente non può essere dirigente di società, ci sarà un nuovo presidente, ma anche in quel caso le mie non sarebbero dimissioni, semplicemente verrebbero meno i miei requisiti», ha sottolineato. «Molti mi chiedono di continuare a fare il numero uno della Lega e di rinunciare ad una carica nel Milan. Ma se essere amministratore dei rossoneri mi impedirà di essere presidente della Lega, me ne andrò dalla Lega, sempre che non venga cacciato dal mio azionista di controllo, cioè Fininvest».

Per Galliani, comunque, «la giustizia sportiva deve fare il proprio corso», ma non è opportuno smantellare l'organizzazione che regge il calcio. «Noi dobbiamo continuare a lavorare sulle nostre competenze e a quegli adempimenti che non possono essere né elusi, né rimandati. Insomma, la giustizia è a latere, il calcio deve andare avanti».

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