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Gelmini: «In ogni classe non più del 30% di stranieri»

RomaEvitare che le scuole si trasformino in un «Londonistan» in salsa italiana, promuovere l’integrazione e garantire istruzione e formazione adeguate sia favorendo un maggiore ricorso al tempo pieno sia bloccando la continua diaspora degli insegnanti che passano da una Regione all’altra o da un istituto all’altro.
Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha inaugurato l’anno accademico 2009-2010 ponendosi traguardi ambiziosi ma raggiungibili e scegliendo una location «difficile» come il carcere minorile napoletano di Nisida. Dall’altra parte della barricata, invece, la solita sinistra pronta a battersi con qualunque arma, incluso il terrore giacobino, contro qualsiasi tentativo di riforma.
«Abbiamo annunciato un provvedimento di cui stiamo studiando gli aspetti tecnici che prevederà un tetto del 30 per cento per favorire le condizioni migliori per un’integrazione anche degli alunni stranieri», ha spiegato il ministro dell’Istruzione nel corso di un’intervista su Canale 5.
«In alcune classi - ha aggiunto - la presenza degli immigrati sfiora il 100%: queste non sono le condizioni adatte per favorire l’integrazione». Un chiaro riferimento alla «Carlo Pisacane», la scuola elementare romana con l’82% di iscritti stranieri nella quale anche i genitori dei ragazzi si sono dichiarati favorevoli all’iniziativa ministeriale. Per questo motivo, ha sottolineato Gelmini, è necessario «favorire sia da parte dei nostri ragazzi, sia degli studenti immigrati la conoscenza dei principi basilari del vivere civile» e quindi via a una nuova materia: l’educazione alla cittadinanza e costituzione.
L’azione del governo, ha ricordato, è rivolta anche a garantire la «continuità didattica» nelle scuole «tamponando» la diaspora dei circa 200mila professori che ogni anno cambiano cattedra. «Viene consentita una mobilità eccessiva che va a danno degli studenti e della qualità della scuola», ha osservato rilevando che si sta valutando di consentire «ai dirigenti scolastici di mantenere gli insegnanti nella stessa classe, nello stesso istituto almeno per un biennio: migliorerebbe di molto la qualità della didattica nelle nostre scuole ed è un obiettivo che noi ci prefiggiamo».
I risultati del lavoro intrapreso sono in parte già arrivati. «Dopo un anno con l’introduzione del maestro unico di riferimento ci saranno 50mila ragazzi in più che usufruiranno del tempo pieno. Credo che sia l’esempio più eclatante di come si utilizzi la scuola a fini strumentali e politici», ha evidenziato la titolare dell’Istruzione senza tralasciare che «per mesi la sinistra ha terrorizzato le famiglie, dicendo che il governo avrebbe tolto il tempo pieno, lo avrebbe dimezzato e non sarebbe stata più possibile questa opportunità». Nonostante il ridimensionamento degli organici, infatti, la formula del maestro unico, adottata da quasi il 70% degli alunni, ha permesso un leggero incremento del tempo pieno, dallo 0,9% al 2%, che corrisponde a circa 50mila bambini in più.
L’uso del termine «terrorizzare» non è casuale. I tentativi di trasformare la scuola in un campo di battaglia non si arrestano dinanzi a nulla. Ieri il ministro è stato costretto ad accedere al penitenziario di Nisida (dove ha annunciato il lo stanziamento di 1,5 milioni per la formazione dei giovani detenuti) via mare perché il pontile era stato bloccato da una manifestazione di precari e genitori. I Cobas hanno protestato davanti al ministero dell’Istruzione a Roma, mentre in tutta Italia i precari della scuola hanno inscenato kermesse più o meno coreografiche dopo le repliche della formula-Insse dei giorni scorsi. Su un sito Internet il consulente del ministro Giorgo Israel è stato paragonato a Marco Biagi ricevendo la solidarietà del ministro del Welfare Sacconi e dei senatori del pdl Cicchitto e Quagliarello.
«Stigmatizzo chi piega la scuola agli interessi di parte - ha ribadito Gelmini - e quando invito alcune persone ad uscire dal mondo della scuola, mi riferisco a una minoranza che fa politica: la scuola è un luogo che va rispettato». La risposta delle opposizioni? Non certo british. «Le scuole non sono caserme come al tempo del fascismo e il ministro non può minacciare nessuno», ha dichiarato la pasionaria pd Rosy Bindi.

«Chi fa cattiva politica deve andare fuori dalla scuola, questo vale per la Gelmini e la sua idea autoritaria», le ha fatto eco Claudio Fava (Sl).

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