Tutto in novanta minuti. Ancora una volta la storia del Genoa corre su un'unica strada perché il percorso è obbligato.
La sconfitta rocambolesca, beffarda, assurda di Mantova ha gettato nel pessimismo i tifosi rossoblù e soprattutto la squadra, ma per Gasperini cè una settimana di tempo per ricaricare le pile.
I pianti di Criscito, Di Vaio e compagni hanno già lasciato spazio alla fiducia grazie anche ad una telefonata del presidente Enrico Preziosi ai giocatori di ritorno da Mantova che ha spronato tutti a non mollare proprio adesso.
E a questo appello ha fatto seguito quello del vicepresidente Pastorello: «Niente vittimismo, si riparte. Anche se ho capito cosa vuol dire essere genoani. Sappiamo quello che ci aspetta e faremo di tutto per battere il Napoli anche se per la verità tutte e due le squadre meriterebbero di salire in serie A».
I conti per evitare i play-off si faranno domenica al «Ferraris» col Napoli e per i rossoblù cè solo un risultato a disposizione: la vittoria. Inutile, comunque, aspettare il risultato di Piacenza-Triestina perché è impossibile fare calcoli. Così come sarà vietato ai deboli di cuore andare sulle gradinate di Marassi.
Il Genoa nel suo stadio ha sempre fatto la differenza e cè un precedente a cui è piacevole ricorrere. Riguarda sedici anni fa e la partita in questione era con la Juventus che venne battuta grazie ai gol di Branco e Skuhravy davanti ad un pubblico trascinante che raramente si è più visto. In quel giorno alla formazione di Bagnoli poteva bastare anche un punto per andare in Uefa al posto dei bianconeri, ma la carica dellambiente fu straordinario e chi quel pomeriggio lha vissuto lo può testimoniare.
Bandiere, calore, tifo senza pause che trascinarono Signorini e tutti gli altri ad una vittoria storica oltre ai meriti di una compagine ancora adesso unica. Col Napoli cè il gemellaggio che non è in discussione (ieri il presidente del club azzurro De Laurentiis ha detto che anche il Genoa merita di andare in A), ma quando i pullman delle squadre saranno nel ventre di Marassi e si chiuderanno le porte, il fattore campo dovrà sentirsi. Nel 91 Gasperini giocava ancora, Leon era un ragazzino e Coppola forse non sapeva neppure salire sul triciclo. Ma queste immagini, quella impresa possono aiutare la squadra di oggi a capire cosa è e sarà di nuovo il Ferraris e che cosa cè in palio: ovvero qualcosa che è persino una ragione di vita per esorcizzare lennesima mortificazione patita a Mantova ingiustamente. Ed infatti la caccia al biglietto, ce ne sono a disposizione meno di tredicimila, ai napoletani ne andranno 2.067, è spasmodica.
Daccordo Gasperini ha sbagliato i cambi, doveva uscire Di Vaio e non entrare Galeoto, il gol subito da Tarana era evitabilissimo se qualcuno si fosse immolato senza paura di ammonizioni, ma ad una gara dal termine dopo una stagione tiratissima e generosa a questo Genoa si può chiedere solo di stringere i denti, e un po di rabbia in più a cominciare da Greco e Masiello che sostituiranno gli assenti Gasparetto e Criscito.
Al resto ci dovrà pensare la Gradinata Nord che, si sa, non tradisce mai negli appuntamenti senza rete come quello che sta per arrivare.
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