Aspetta e Spera: la cultura senza aiuti e a costo zero

Aspetta e Spera: la cultura  senza aiuti e a costo zero

Qualche mese fa, proposi Vincenzo Spera come assessore alla cultura. Mi piaceva in lui, la capacità di mettere in piedi in pochissimo tempo cartelloni musicali di livello altissimo, così diversi da tante proposte un po’ estemporanee e spesso povere povere che però hanno il bollino ufficiale del Comune di Genova, con lo sguardo pensoso dell’assessore alla Cultura Andrea Ranieri e il viatico della consulente vincenziana Margherita Rubino, donna di antico fascino e che deve avere certamente capacità e preparazione, se è vero come è vero che è sulla scena da tantissimi anni e la sua impronta nella storia del teatro a Genova si perde nella notte dei tempi. Verrebbe da datarla fra i Doria e Simon Boccanegra. Tempi nobili, ovviamente.
Poi, col passare del tempo, ho maturato la convinzione che Vincenzo Spera fosse un po’ sminuito nel ruolo di assessore alla cultura e che potesse fare direttamente il sindaco. Anche con la delega alle Finanze. Perchè quei cartelloni di livello assoluto e i maggiori nomi della musica italiana e internazionale, l’organizzatore principe di concerti a Genova, li porta praticamente senza contributi pubblici. Al massimo, un po’ di sconto sulle affissioni quando riesce a spuntare il patrocinio di qualche ente locale. Ma, per l’appunto, sono briciole. E i concerti e gli spettacoli di Spera sono fatti tutti rischiano del proprio.
Ora, sono giunto alla conclusione definitiva. Spera non dovrebbe fare nè l’assessore alla cultura, nè il sindaco, ma direttamente il ministro dell’Economia o presidente del Consiglio, oltre ad avere ovviamente il dicastero della Cultura, dove certo sarebbe più visibile di quanto lo sia stato fino ad oggi il pur valido Lorenzo Ornaghi.
Paradosso, certo. Ma nemmeno troppo. E vi spiego perchè. Vincenzo Spera, di fatto, senza rivendicarlo, è il vero uomo-cultura di Genova. Senza prosopopea, senza comunicati stampa o conferenze autoincensatorie, quasi senza accorgersene e soprattutto senza bisogno di sentirsi dire tre volte al giorno, prima e dopo i pasti, quanto è bravo, buono e bello.

Quest’ultima circostanza, fra l’altro, sarebbe di difficile dimostrazione. Vincenzo ha moglie e figli bellissimi, ma lui difficilmente, anche con un notevole sforzo di fantasia, è classificabile nella categoria degli adoni. (...)

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