di Ferruccio Repetti
Banca Carige fa la cura dimagrante per restare in forma e affrontare le sfide imposte da una congiuntura economica e finanziaria, come l'attuale, così difficile: è questo, in estrema sintesi, il significato dei provvedimenti decisi dal vertice dell'istituto, al fine - spiega una nota diffusa dai piani alti del grattacielo di vico Casana - di conseguire «rafforzamento patrimoniale, interventi sui costi operativi e investimenti per rinnovare il modello distributivo». Tradotto dal banchese stretto: taglio di oltre 450 dipendenti nel quinquennio 2013-2017 («esodo su base volontaria»), drastica riduzione dell spese generali di funzionamento, razionalizzazione della rete distributiva (le filiali), e infine una non (ancora) meglio specificata «rivisitazione della governance del gruppo con conseguente riduzione dei costi», che coinvolge inevitabilmente azionisti (a partire da Fondazione Carige), consiglio di amministrazione e management, oltre al dominus Giovanni Alberto Berneschi.
In relazione, Carige annuncia anche «un aumento di capitale da offrire in opzione agli azionisti» che porterà risorse fresche indispensabili a cavalcare il cambiamento. Tutto questo anche in ragione «dell'orientamento espresso dalla Consob circa le modalità di contabilizzazione dei profili di fiscalità differita, connesse al progetto di razionalizzazione che ha portato alla costituzione di Banca Carige Italia». Proprio quest'ultima struttura, che unisce gli sportelli fuori Liguria, avrebbe dovuto portare notevoli benefici economici alla «casa madre» di vico Casana, ma la Consob «ha ritenuto che tale contabilizzazione debba avvenire in continuità con quanto avveniva prima del conferimento». Insomma: se non è uno stop, poco ci manca. La Carige abbozza, non è d'accordo, ma si adegua.
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