Carige si sdoppia e inaugura la «banca federale»

Carige si sdoppia e inaugura la «banca federale»

di Ferruccio Repetti

Carige inaugura la «banca federale». Ma «la Lega non c’entra», mette subito le mani avanti il numero uno dell’istituto, Giovanni Alberto Berneschi. Che spiega, nel suo consueto stile minimal (una parola in italiano, una in dialetto e un’altra in berneschese stretto): «Bossi è un’altra faccenda. Noi, invece, abbiamo varato una riorganizzazione radicale del Gruppo nell’ottica di anticipare i tempi e affrontare oggi le esigenze di domani del mercato creditizio e dell’economia del Paese». Il timoniere indiscusso e indiscutibile di Carige - affiancato dal direttore Ennio La Monica, dai condirettori Giacomo Ottonello e Mario Cavanna, e da alcuni consiglieri di amministrazione, tra cui lo stratega Mario Venturino - entra nei dettagli. Non prima però di essersi tolto un sassolino (o un macigno?) dalle scarpe, bollando come «stupidaggini» le indiscrezioni diffuse ventiquattr’ore prima da chissacchì a proposito di presunte difficoltà della banca che sarebbero culminate in tagli drastici del personale. «Niente di tutto questo, i nostri azionisti, i clienti e anche i dipendenti possono stare tranquilli» bofonchia Berneschi. E insiste: «Proprio con questa riorganizzazione puntiamo a far emergere valore, e quindi ci saranno ancora maggiori garanzie sul personale. Altro che tagliarlo, se mai pensiamo a incrementare l’attuale numero di 6.500 persone!».
Tanto basta e avanza per chiudere la polemica e riprendere con i particolari del cambio di passo del Gruppo. In sintesi: Carige ha messo a punto un progetto - che diventerà operativo dal 1° gennaio 2013 - per realizzare in modo più efficace le iniziative del piano strategico triennale varato lo scorso anno. «Il tutto - sottolinea La Monica - con l’obiettivo di rafforzare il patrimonio e aumentare la redditività». Il progetto prevede la costituzione di una nuova banca posseduta al 100 per cento dalla Carige, denominata «Banca Carige Italia», cui «saranno conferiti i 353 sportelli del Gruppo che operano fuori Liguria, sia quelli aperti direttamente, sia quelli acquisiti nel corso del tempo da altri gruppi bancari». La nuova struttura agirà sul mercato come «banca rete», al pari della altre banche del Gruppo (Cassa di Risparmio di Savona, Cassa di Risparmio di Carrara, Banca del Monte di Lucca e Banca Cesare Ponti).
Interviene ancora Berneschi: «Questo progetto consentirà una maggiore redditività annua a regime, nel 2017, pari a più di 50 milioni lordi, 37 milioni netti, oltre a un incremento del patrimonio di vigilanza di circa 600 milioni». L’innalzamento dei coefficienti patrimoniali» sarà addirittura superiore a quanto richiesto dagli accordi «Basilea 3». È previsto, inoltre, che l’utile netto possa salire nel 2017 dagli attuali 188 milioni a circa 330 milioni.
A questo punto Berneschi gigioneggia, e non è una sorpresa. Lancia provocazioni come saette, e parla del nuovo sindaco di Genova: «Gli dico di pensare anche alle opere pubbliche, di farle, non di non farle. Comunque auguro a Marco Doria buon lavoro, ha da lavorare parecchio, poverino, forse ora è più facile il mestiere di banchiere rispetto a quello di sindaco».

Infine torna serio, serissimo, il timoniere: «Le opere pubbliche sono una priorità per uscire dalla crisi, se non si parte con il lavoro saranno problemi. Non capisco perché non si facciano, è chiaro che se ci metti dieci anni per fare un progetto gli investitori privati spariscono».
Il tono di voce non è altissimo, ma, chissà perché, copre distanze siderali.

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