«Così troveremo i soldi per le infrastrutture»

Tre risposte concrete alla domanda di infrastrutture in Liguria: le ha fornite -meglio dire: ribadite, con la forza della documentazione - il senatore Pdl Luigi Grillo, presidente della Commissione Trasporti e Comunicazioni di Palazzo Madama, in occasione del convegno di venerdì da lui stesso organizzato all'Hotel Bristol di Genova. Un convegno che ha avuto ben poco, anzi niente, di passerella elettorale e molto, invece, di proposta sostanziale, grazie anche agli interventi, fra gli altri, del banchiere Giovanni Alberto Berneschi e degli imprenditori portuali e della logistica, Ignazio Messina e Aldo Spinelli.
La prima risposta, senatore Grillo, riguarda proprio il porto?
«Infatti. La politica deve darsi da fare per far ripartire gli investimenti che creano occupazione. A cominciare dallo scalo genovese che è il più importante d'Italia e del Mediterraneo. Bisogna tenerne conto».
Ci vuole l'autonomia finanziaria.
«Ma l'autonomia finanziaria c'è già. Certo, si poteva fare di più, se il Pd non avesse boicottato il disegno di legge da me proposto e approvato all'unanimità, ma non trasformato in legge».
L'idea era di ampliare la percentuale di fondi a disposizione.
«È questo il punto debole. Oggi i porti possono trattenere l'1 per cento della fiscalità prodotta, che per Genova significa circa 20 milioni. Ma se, come sostenevo io, si fosse arrivati al 3-4 per cento, cioè 60-80 milioni a disposizione, ecco che opere indispensabili come la nuova diga foranea avrebbero avuto immediatamente la copertura».
Ci penserà il prossimo Governo?
«Lo spero. Anche perché 80 milioni potrebbero innescare un effetto moltiplicatore dici volte superiore alla somma indicata».
Seconda risposta, sulla gronda.
«Diciamo meglio: l'itinerario da Arenzano a Chiavari che salta l'attraversamento del capoluogo e ridistribuisce virtuosamente il traffico sul territorio regionale».
Altri soldi. Come si trovano?
«Con i project bond, titoli garantiti da Sace e Cassa depositi e prestiti, e, quindi, molto appetibili da investitori pubblici e privati anche stranieri. Insomma, non mancano le risorse finanziarie, manca piuttosto la volontà politica per liberare gli investimenti».
Siamo alla terza risposta, per lo scolmatore, fattore determinante di sicurezza anti-alluvione.
«Ci vogliono 200 milioni. Il Comune di Genova non ce li ha, sotto forma di finanziamento tradizionale.

Ma se Tursi crea una società ad hoc, cui conferisce parte del patrimonio immobiliare (che ammonta a 4 miliardi di euro!), ed emette bond, le “obbligazioni di scopo“ garantite dagli immobili di questa società, è chiaro che sia gli investitori istituzionali, sia i privati cittadini non avrebbero difficoltà a sottoscrivere le quote».
La quadratura del cerchio.
«Io preferisco parlare di soluzione realistica e a portata di mano. Basta volerlo. La politica non può sottrarsi a questo dovere».

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