«Il Pdl ligure viene da una serie negativa di risultati elettorali, è diviso e rischia di esplodere. È incredibile, in una situazione del genere, che il coordinamento regionale non si riunisca da più di un anno: non lo ha fatto per discutere le candidature alle elezioni locali e non lo ha fatto per commentare i disastrosi risultati. È ora di convocarlo e di guardarsi tutti in faccia».
Giacomo Gatti, vicecoordinatore e componente della direzione nazionale del partito, uomo storicamente di An («i miei punti di riferimento erano e restano saldamente Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa») interviene energicamente sulla profonda crisi che sta spaccando i berlusconiani in Liguria. «Inutile nascondere la polvere sotto il tappeto. È bello che il Giornale ci stia dando la possibilità di dibattere sui mali del partito, ma la sede in cui si dovrebbe discuterne è una riunione di coordinamento. Riunione in cui, anche se non ho niente di personale contro di lui, il coordinatore Michele Scandroglio dovrebbe rendere conto della propria inadeguatezza».
Quella che chiede lei ha l'aspetto di una resa dei conti. Un suo collega di partito come Pierluigi Vinai, malgrado alcune colorite uscite su Twitter, ha fatto appello all'unità...
«L'unità può venire solo nella chiarezza. Le difficoltà del Pdl nascono da un vertice regionale che non garantisce equilibrio tra le varie sensibilità del partito, e che ha appena dato una eclatante prova di inconsistenza politica».
Gli indizi portano a Chiavari...
«Quella festa è stata un blitz deciso autonomamente dal coordinamento regionale. Non c'è stato neanche un minimo confronto: è stato spedito un freddo messaggio via e-mail in cui si comunicava che quest'anno la festa si sarebbe svolta a Chiavari con le modalità che conosciamo. E io qui da spezzino mi sono arrabbiato».
Campanilismo?
«No, è che per 17 anni le feste popolari organizzate nella nostra provincia, prima come An e poi come Pdl, hanno fatto il tutto esaurito, portando al partito un ottimo ritorno d'immagine malgrado Scandroglio e il vertice regionale non abbiano mai dato a questa manifestazione un appoggio che non fosse solo formale».
Ma non sarà mica solo una questione di panini e salamelle...
«A Fiumaretta abbiamo sempre avuto ministri come Gasparri e Gelmini, e leader come La Russa. A Chiavari tutti hanno visto cosa è andato in scena, a parte la presenza degli ottimi Corsaro e Crosetto, che però non sono dei big nazionali. Un tentativo di conta interna andato malissimo, con Scandroglio, Grillo e Minasso a formare una specie di gruppo di descamisados impegnati a trovare una riconferma parlamentare a tutti i costi, ognuno con alle spalle una storia troppo diversa per andare d'accordo. Anzi, un denominatore comune penso ce l'abbiano: la rottamazione di Claudio Scajola».
Il che è ormai diventato il fulcro della calda estate pidiellina. Per lei, Gatti, cosa bisogna farne di Scajola?
«Oggettivamente la situazione attuale richiede una figura che ci unifichi, e Scajola risponde inevitabilmente a questo requisito. Tagliarlo fuori sarebbe criminale nei confronti del partito. Non dico che tutto vada riassunto in lui, ma c'è bisogno di equilibrio, ma non ci può essere equilibrio togliendo Scajola. Chi lo dice, come il senatore Grillo, non fa il bene del partito. E lo dico io, che vengo da An e non sono mai stato legato all'ex ministro, a differenza proprio di Michele Scandroglio».
C'è pur sempre una parte del Pdl che non la pensa allo stesso modo.
«Gli elettori ci chiedono stabilità.
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