(...) Che è uno dei principali in giro sulla piazza genovese e ligure. Certo, con tutte le precauzioni del caso: si chiama Messina e, come tutta la sua famiglia, da generazioni pratica il basso profilo come religione aziendale e, soprattutto, mai e poi mai punterebbe ad uscire in un articolo in cui non fossero citati gli altri membri del board della «Ignazio Messina & C Spa», e gli altri amministratori delegati, i suoi cugini Stefano Messina e Andrea Gais. Insomma, quando leggerà questo articolo non la prenderà benissimo.
Però, quando ci vuole ci vuole. Perchè io - che sono stato in disaccordo sulla gestione della vicenda Multipurpose e non condivido la linea dura di Ignazio nel processo contro Giovanni Novi, che per me era e resta innocente, un gentiluomo d'altri tempi, e se ha fatto degli errori sono solo gestionali e non certo penali - credo che Ignazio sia uno dei pochi imprenditori veri che ha Genova. E, venendo da un mondo come quello del porto che non ha la fabbrica fordista come base, il giudizio in un certo senso vale doppio.
Ignazio è un duro della durezza - quasi calvinista, pur essendo lui un cattolico doc - della religione del lavoro. Spietato della spietatezza della creazione di posti e ricchezza. Inflessibile e pignolo dell'inflessibilità di chi vuole difendere le proprie ragioni. E questo me lo fa ammirare enormemente, persino quando quelle ragioni non sono le mie, come è stato ad esempio proprio sul processo al porto.
Eppure, anche da quella diversità di valutazione, enorme e quasi sanguinosa (dal punto di vista verbale, ovviamente) è nata ulteriore stima e forza nei rapporti. Perchè Ignazio non ha mai rinunciato a difendere il punto, ma senza ovviamente pretendere, come spesso accade, il disarmo unilaterale dalle mie posizioni e convinzioni. Anzi, se possibile, questo ci ha rafforzato, come in un incontro continuo di scherma verbale, in cui fioretto, sciabola e spada si alternano.
Soprattutto, e qui sta il punto, siamo di fronte a un imprenditore (e a una famiglia di imprenditori) doc. Evento rarissimo in una città dove a volte la titolarità di un garage viene gestita come il diritto divino ad esternare sul mondo, peraltro trovando qualcuno che accoglie sempre volentieri le esternazioni. E dove il concetto di imprenditore è variabile, coinvolgendo mondi che di imprenditoriale hanno solo l'adesione alla locale sezione di Confindustria, per cui sarebbe bello avere stavolta un presidente che viene dalla fabbrica, magari dall'hi-tech.
Poi, certo, Ignazio Messina (che è quasi un minimo comune denominatore e un massimo comune multiplo del concetto de «I Messina», quasi una categoria dello spirito) è genovesissimo in tutto. Ad esempio, nella scelta di lavorare anzichè parlare. Pensate, ad esempio, che il 18 luglio - quando la compagnia ha ordinato quattro nuove navi ro-ro container ai cantieri coreani Stx - il tutto è stato presentato con un comunicato stampa asettico che più asettico non si può. E, certo, la scelta non si può imputare a Daniele Bo, efficacissimo portavoce della società, che è un dandy della parola. Eppure, parlavamo di un investimento complessivo di 300 milioni di dollari, quattro navi gemelle che segnano il salto di qualità della compagnia di container, che così può contare su otto nuove navi fra le più grandi di questo tipo mai costruite al mondo. Soprattutto, è il salto di qualità sull'ammodernamento della flotta di proprietà, quello che fa la differenza per un armatore. Che, infatti, non a caso, ha preso tutti i bollini e le ceralacche anti-inquinamento del Rina, il registro navale italiano.
Insomma, credo che sia il maggior affare realizzato da un imprenditore privato a Genova negli ultimi tempi. Ma il profilo tenuto è stato bassissimo, senza fanfare e fanfaroni. Secondo lo stile della famiglia, quasi come fosse una specialità della casa.
Detto tutto questo, dico che sarebbe bello vedere un impegno più forte di Ignazio su vicende cittadine (lo dico, perchè so come la pensa su tantissime cose e, proprio per la sua rigidità, sarebbe uno straordinario amministratore, ancor più severo con i soldi pubblici che con i suoi privati). Ma, con altrettanta franchezza, dico che mi sembra più un sogno di una notte di fine estate che una possibilità concreta. Ed è un peccato perchè, ad esempio, Ignazio è uno straordinario lettore di letture che meritano e si appassiona per cose davvero appassionanti.
Insomma, dietro la scorza, c'è moltissimo. E, come ha dimostrato l'intervento per la Bolla di Piano per festeggiare gli ottant'anni dell'azienda, o il memorial tennistico Aon Challenger in memoria dell'indimenticabile zio Giorgio (ottima intuizione di Stefano, deus ex machina della situazione), quando ci si mettono sul serio i Messina fanno bene anche quando non sono in mare e, forse, hanno l'unico limite di non essere più presenti, centellinando il loro logo e scegliendo grossi interventi e sponsorizzazioni, anzichè spalmare la loro presenza su più eventi, di cui comunque la città avrebbe bisogno come il pane.
Insomma, se decidono di imbarcarsi anche in altre avventure, sarà una buona navigazione. E Ignazio un ottimo comandante.
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