L'ingegneria che aveva il cuore a Genova

Storia di tante storie aziendali. Che fanno un bel po' di Storia d'Italia: economica, industriale, imprenditoriale e anche sociale. In un periodo che copre tutta la seconda metà del secolo scorso, e si allunga ai nostri giorni, e diventa Storia contemporanea: di uomini e idee, di progetti e sfide scientifiche e tecnologiche, di passione e delusione, di successo (conquistato) e di declino (molto spesso provocato da altri). E, soprattutto, storia di ingegno e creatività messi al servizio dello sviluppo: quando nessuno di quelli che s'ingegnavano e creavano, prima alla scrivania e poi nel resto del mondo, aveva il tempo di occuparsi di spread, Pil, outlook o default, ma invece trovava sempre il tempo di lottare con l'orologio e, inevitabilmente, sconfiggerlo. Facendo più ore di quello.
Un'atmosfera, questa, davvero pionieristica - eppure sempre illuminante! -, che ha contraddistinto la felice «stagione» delle società italiane di ingegneria e impiantistica, e si torna a respirare adesso a pieni polmoni grazie a un libro che è frutto delle ricerche e della pazienza certosina di un gruppo di studiosi. I quali hanno scavato nella cronaca che è già storia e ne hanno ricavato un quadro a tutto tondo dell'italica competenza ingegneristica e delle sue realizzazioni nei cinque continenti.
Il risultato è il volume, appunto «Storia delle società italiane di ingegneria e impiantistica», edito da Il Mulino nella collana «Storie di imprese» e curato da Vittorio Cariati, Sergio Cavallone, Emilio Maraini e Vera Zamagni. Che spiegano: «È sembrato fosse giunto il momento di tracciare un consuntivo dell'attività di un settore assolutamente innovativo per il nostro Paese. Si tratta del settore dell'ingegneria delle infrastrutture e dell'impiantistica, e cioè degli impianti termici, elettrici, chimici, siderurgici, industriali in genere, attività in cui l'Italia è entrata decisamente al termine della Seconda guerra mondiale sulla spinta derivate dalla imprescindibile necessità di industrializzazione di un Paese povero di risorse naturali».
Il testo diventa così una panoramica attraverso l'illustrazione di «28 casi di impresa», che sono altrettante vicende canoniche di società - alcune delle quali con la testa e il cuore saldamente radicato a Genova - fondate negli anni Cinquanta del Secolo Ventesimo, e successivamente ingrandite, trasformate, intrecciate con altre, e infine, in molti casi, troppo frettolosamente liquidate, magari sacrificate alle «superiori esigenze» di equilibrio (o equilibrismo?) politico o all'euforia per la globalizzazione.
Diciamo le «primigenie» Ctip e Igi, ma diciamo anche Italimpianti, Techint, Ansaldo Impianti e Ansaldo Sts-Trasporti. Oppure, non meno conosciute e rilevanti, Saipem, Snamprogetti, Nira, Interconsult e Italconsult.... Ci sono tutte queste e altre società, con ricchezza di documentazione, in gran parte inedita, nel libro che verrà presentato lunedì alle 17, alla Fondazione Ansaldo di corso Perrone, da Valerio Castronovo, Carlo Castellano, Andrea D'Angelo, Sergio De Luca, Giuseppe Zampini e da due degli autori, Cariati e Maraini.

Con una sorta di appendice, a tutti gli effetti un saggio: «una riflessione» ad opera dell'ingegner Maraini che in qualche modo unisce passato e futuro, dedicata com'è all'alta velocità. Progetto attuale, da queste parti, da almeno un secolo. Un paradosso. Che fa capire come si riesce a trasformare il successo in declino.

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