L'uomo a cui la sinistra ha scippato l'Ulivo doc

«È dal 1996 che presento denunce continue. Il simbolo con l'ulivo è mio e in questi anni è stato utilizzato dalla sinistra in maniera impropria. Vorrei darlo a Berlusconi, lui unica persona onesta nel triste panorama politico italiano. Se il centrodestra avesse il mio simbolo avrebbe la possibilità di avere molti voti in più». È personaggio pittoresco Luigi Arecco arrivato a Genova dal basso Piemonte proprio per parlare con la redazione del Giornale. Arriva avvolto nella bandiera del movimento che ha formato molti anni fa, la lista «Movimento per la Rinascita d'Italia», nato a metà degli anni '90 prima che Romano Prodi facesse la sua discesa in campo e che riporta al centro del simbolo tra le stelle dell'Europa e la banidera tricolore anche il ramoscello d'ulivo ed una colomba.
«Un segno di distensione, di pace. In realtà per questo simbolo ho dovuto sempre fare la guerra - spiega Arecco -. Ho presentato ricorsi ovunque per rivendicarne la titolarità, ma nessuno mi è mai stato a sentire». Chiedeva che l'utilizzo dell'Ulivo fosse proibito a Romando Prodi, Lamberto Dini, Antonio Di Pietro e Walter Veltroni. Ha bussato alle porte dei tribunali di Torino, Alessandria, Genova. Ed è andato persino al Tar del Lazio e alla Corte costituzionale: «Niente da fare la logica non mi ha permesso di vincere questa battaglia e quando ho provato ad andare in televisione per farmi le mie ragioni mi hanno oscurato».
Il suo partito, tuttavia, nonostante simbolo e quant'altro non ha mai gareggiato in nessuna competizione elettorale «perché - sostiene Luigi Arecco - siamo stati più volte censurati.

Eravamo troppo scomodi per farci gareggiare alle elezioni».
Adesso, che l'Ulivo non esiste più, Arecco si mette nuovamente in gioco: «Con il nostro simbolo Berlusconi potrebbe avere molti più consensi. Aspetto una sua chiamata per trovare un accordo».

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