Il prete deve seminare l'amore, non l'odio

Gent.mo dottor Lussana
nell'aprire «il Giornale» nella cronaca di Genova ho letto in prima pagina il titolo: «Incredibile Silenzio La Curia non interviene - L'ultima di don Farinella: La morte di Berlusconi sarebbe una liberazione». Approfondisco il contenuto di tutto l'articolo ed apprendo che questo essere umano che si considera un «prete» e si fa chiamare don, adesso ha proprio esagerato! È ora di dire basta! Come è possibile che uno come lui possa considerarsi un prete, per me la parola «prete» significa tutt'altra cosa. Per me il prete è colui che ha un ruolo importante nella vita delle persone, che sa fare rinunce, sa prodigarsi per gli altri e sa pensare sempre al bene degli altri prima che al proprio. Per essere un prete bisogna essere sicuri della propria vocazione e vivere con gioia la vita da sacerdote e deve, innanzitutto «obbedienza» e lo dice uno che è stato sempre rispettoso dell'obbedienza avendo fatto una carriera militare nell'Arma dei Carabinieri.
Il sacerdozio ministeriale si differenzia essenzialmente, e non solo per grado, dal sacerdozio comune dei fedeli, a servizio del quale Cristo l'ha istituito. Il suo essere sacerdote non è merito suo, né viene da una elezione di una comunità o di un gruppo, ma è frutto della chiamata gratuita di Dio: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga». Questo signore «considerato» un prete genovese che in passato ha attaccato duramente il Papa Benedetto XVI dal pulpito ed è arrivato persino a strumentalizzare la Madonna, attribuendole una lettera con intenzione di voto in favore di Walter Veltroni alle politiche 2008.
Preti come questo signore non hanno promosso la pace nella chiesa ma la divisione e non per motivi religiosi ma solo politicanti, servendosi di ogni mezzo anche quello di fare propaganda politica nelle chiese durante la predica che dovrebbe essere solo l'esposizione del vangelo e della dottrina della chiesa. Io a questo signore dico solo una cosa: quando si fa una scelta di vita e si diventa sacerdote per vocazione, le convinzioni e le appartenenze politiche si lasciano fuori dalla porta. Faccio presente che così facendo si diventa di parte, e si perde quella libertà dell'anima che dovrebbe fare del sacerdote seminatore per eccellenza di tre grandi qualità: la Comprensione, la Compassione e la Tolleranza, che tradotte in una sola parola diventano Amore incondizionato.


Mi auguro e ci auguriamo tutti quelli come me e siamo tanti che una volta per tutte la Chiesa, pur con la benevolenza (necessaria, ma non esclusiva) nei confronti di un suo figlio sacerdote, prenda atto una buona volta di questa discomunione e ne tragga le somme a norma di C.J.C.
*Vice Presidente
del Consiglio Municipio Levante (Pdl)

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