(...) che questa percentuale è la somma di tutta l'Unione, dall'Udeur fino a Rifondazione.
Per non parlare della vincitrice, che ha ottenuto sì il 60% dei voti, che però corrisponde a 21.000 elettori. Quindi il trionfante 60% si trasforma in un effettivo 4,2%.
Insomma: per ogni genovese che ha votato alle primarie ben tredici sono stati a casa. È una statistica da depressione, che sgonfia queste primarie. Ovviamente, come in ogni spettacolo, c'è il trucco.
La sinistra ha concesso il diritto al voto anche agli immigrati residenti a Genova, ai quali però la legge, quella vera, non concede tale diritto. In parole povere è un raggiro della legge, giustificato dal fatto che, anche se la sinistra non lo dice, queste primarie sono un affare privato che non ha nessun valore legale. Quindi il dato dei 35.000 votanti deve essere alleggerito della quota degli immigrati.
A parte i raggiri, queste primarie sono da primato? Assolutamente no. Però la sinistra non lo dice, altrimenti s'inceppa la pellicola che proietta il film di Santa Marta, buona e brava, che va in giro per le piazze di Genova vestita da paladina dei genovesi - carnevale è alle porte.
Se gli organizzatori affermano che l'affluenza è stata «alta, al di sopra delle aspettative», per loro la matematica è un'opinione. E' la logica dello spettacolo, che manipola la realtà per creare false realtà. Stando così le cose, non è una missione impossibile intuire come sarà la campagna elettorale della sinistra.
Una patina di glassa buonista, un'esibizione di politica circense accompagnata dalla distribuzione della pagnotta con cui, ancora oggi, la sinistra crede di zittire i morsi della fame e della coscienza. È il solito spettacolo. Ma invece di riuscire a moltiplicare i pani, la sinistra finora ha moltiplicato solo i problemi di questa città.
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