Quando la cultura sa dare spettacolo

(...) «Feg», che per l'appunto è l'acronimo di «Fondazione Edoardo Garrone». Non la guida un sindaco, nè un assessore, ma una coppia di veri appassionati - il patron della Erg Duccio e il suo braccio destro e segretario generale Paolo Corradi - che hanno rivoluzionato il modo di intendere la cultura a Genova. E, soprattutto, l'hanno fatto sempre senza andare a bussare a soldi pubblici. Ma mettendocene di privati, il che è una rivoluzione copernicana.
Il 2013 della Feg, soprattutto, sarà l'anno della svolta, in cui si passerà dai cicli tradizionali a un'opera destinata a rimanere, come «Wow!», il centro della scienza al Porto Antico che - di fatto - sarà la nuova attrazione per turisti di tutta Italia nell'area dell'Expò, proprio nella palazzina che ospitava il negozio di dischi, sotto la Città dei Bambini e la Biblioteca De Amicis, con la contaminazione della passione di Costa Edutainment e di un direttore di valore come Francesco Langella. E, anche in questo caso, il centro della scienza avrà un valore che è la dimostrazione pratica del successo dell'iniziativa prima ancora di partire: non costerà una lira, nè un euro alle casse pubbliche. Insomma, almeno con la scienza economica sono già a posto.
Detto questo, i cicli - che, è bene ricordarlo, sono tutti ad ingresso libero, veri e propri «beni comuni» per la città - comunque non vanno in pensione. Tornano i «Lunedì Feg» all'Archivolto, che avranno una nuova formula su cui torneremo, e tornano i grandi cicli organizzati in collaborazione con un altro che sa coniugare cultura e mercato come il presidente della Fondazione per la cultura di Palazzo Ducale Luca Borzani. Si parte domani alle 17,45 con cinque incontri (gli altri il 30 gennaio, il 13 e il 20 febbraio e il 6 marzo) dedicati alla «Religione del corpo» e alla contraddizione fra ricerca spasmodica di bellezza e salute e il rischio di intaccare quelle stesse bellezza e salute con gli eccessi. Mentre, fra il 13 febbraio e il 10 aprile, nel salone del Maggior Consiglio sarà il turno di «Vivere in rete - Il mondo a portata di click», altri cinque incontri organizzati in collaborazione con la Fondazione Corriere della sera per raccontare le nuove tecnologie: si parte con Beppe Severgnini e si fa un viaggio critico attraverso i social network, la sparizione della privacy, il rapporto fra politica e web e quello fra anima e I-pad, fino ad arrivare a quello che - a mio parere - è lo snodo di tutto il ciclo, ma anche del dibattito del decennio, cioè «il lato oscuro della libertà di internet». Qualcosa che è addirittura più filosofico di tutti gli incontri del precedente ciclo di filosofia messi insieme.
Ma la vera novità, quella che fa fare il salto di qualità al programma di quest'anno - accademico, verrebbe da dire, visto che il livello è molto più alto di quello che si respira in tante nostre università, cloroformizzate dall'abitudine e dalla ripetitività - è «I capolavori raccontati», un ciclo dedicato a «storie, segreti e avventure delle più celebri opere d'arte italiane». Nel genere, è qualcosa che rischia di segnare la storia culturale recente di Genova come l'hanno fatto le lezioni di storia degli anni scorsi e anche luogo e ora sono quelle: prima serata, come i kolossal. Ducale, Salone del Maggior Consiglio, ore 21.
Va in scena l'arte e, per l'appunto, è come se ogni quadro o scultura diventasse copione e sceneggiatura della sua stessa bellezza. Si parte giovedì con Salvatore Settis che racconta La chiamata di Matteo di Caravaggio e il suo essere «teatro sacro».

Il giovedì successivo Cristina Acidini con «L'uomo perfetto, il David di Michelangelo»; il 31 gennaio a Piero Boccardo con il «Fasto romano, La galleria Farnese di Annibale Caracci»; il 7 febbraio Marco Carminati con «Il quadro più famoso del mondo, La Gioconda di Leonardo»; il 14 febbraio l'«Equilibrio neoclassico» della Paolina Borghese di Canova secondo Fernando Mazzocca; il 28 febbraio Stefano Zuffi con «Bellezza e politica: La nascita di Venere di Botticelli», per chiudere il 7 marzo con l'ex ministro dei Beni Culturali e direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci che racconterà la «Divina perfezione: La stanza della Segnatura di Raffaello».
Ovviamente, li seguiremo e ve li racconteremo passo passo. Sperando che, alla fine, il «capolavoro raccontato» sia proprio questo ciclo.

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