Rossi va a Roma, l'Udc e Fli sono fantasmi

Alla fine ce l'ha fatta. A passare al fotofinisch come ottavo senatore della Liguria è Maurizio Rossi, editore di Primocanale ed esponente di Italia Futura (l'associazione creata da Luca Cordero di Montezemolo che ha sposato la causa Monti), che è riuscito nell'impresa grazie al complicato meccanismo dei resti della legge elettorale. Il resto più alto, infatti, premia Scelta Civica e penalizza i grillini nonostante il Movimento Cinque Stelle abbia ottenuto il 30,3 per cento contro il 9,4 per cento dei montiani. Rossi entra in Parlamento dopo una campagna elettorale molto tirata e caratterizzata da scontri interni con alleati e altri candidati della sua stessa lista.
Il vero dramma però si consuma in casa Udc, con il partito di Casini che in Liguria si squaglia come neve al sole arrivando a raccogliere un misero 1,1 per cento in Liguria, che scende all'1,03 per cento sulla provincia di Genova (per non parlare degli alleati di Fli fermi allo 0,3). Vera e propria batosta che dimostra come il simbolo dello scudocrociato accompagnato al nome «Casini» non abbia raccolto alcun favore. E dimostri, forse, anche come il vecchio simbolo della gloriosa Dc non serva più a nulla. Così come pare essere scomparsa quella che era considerata la forza elettorale dirompente di Rosario Monteleone, segretario regionale e cervello del partito di Casini in Liguria. Il presidente del consiglio regionale nelle ultime settimane è stato più impegnato a chiedere di non far votare per la lista Monti al Senato piuttosto che ad impegnarsi per il proprio simbolo. Il perché nasce proprio dai forti attriti nati intorno al rapporto con Maurizio Rossi su cui torneremo. «Ma la vera difficoltà è stata proprio quella di far comprendere ai nostri elettori il voto diverso sulle due schede - gioca in difesa Massimiliano Tovo, segretario cittadino dell'Unione di centro -. Da questo accordo nazionale è nato di fatto un vantaggio per la lista Monti alla Camera, mentre noi che siamo quelli che il governo tecnico lo abbiamo sostenuto in Parlamento, rischiamo di restare addirittura fuori dal gioco».
Le difficoltà, però, non sono solo a livello nazionale ma pendono anche sulla Liguria dove il partito centrista nel 2008 aveva raggiunto il 3,78 per cento riuscendo ad eleggere un deputato, mentre a questo punto sembra non raccogliere che qualche briciola: «Sapevamo dall'inizio che sarebbe stato difficile centrare l'elezione di un rappresentate nel nostro territorio - continua Tovo -. Però ci siamo messi in gara e quindi se non abbiamo fatto risultato è giusto ammettere che usciamo sconfitti». Un insuccesso che potrebbe portare ad un riassetto interno al partito a livello regionale? Tovo esclude sia le proprie dimissioni che quelle di Monteleone: «Ci confronteremo al nostro interno, faremo le nostre valutazioni ma escludo che qualcuno possa lasciare. Mi auguro solo che da oggi si decida di dare spazio ai giovani».
Una campagna elettorale molto tesa e costruita soprattutto sullo scontro tra Maurizio Rossi e Rosario Monteleone con l'editore di Primocanale che ha rifiutato pubblicamente i voti dell'Udc parlando di «logiche e voti da vecchia politica» per poi andare ad elemosinare consensi nell'entourage ligure di Oscar Giannino: «Rossi chi?» è il commento sarcastico di Massimiliano Tovo che non nasconde le frizioni: «Rossi appartiene ad un'altra realtà che non è la nostra, ma chiudiamola qui». Tensioni che lo stesso Rossi ha vissuto anche con il resto della truppa di Scelta Civica sin dall'inizio dell'avventura, quando l'editore di Primocanale ha scelto in totale autonomia dove collocare il quartier generale del movimento, noleggiare un auto con autista a disposizione, selezionare un ufficio stampa salvo poi chiedere che la divisione della spesa avvenisse con le altre componenti della lista e scontrandosi subito con l'ala cattolica dei montiani che, invece, avevano già costruito una propria struttura. Poi sono sorti problemi di carattere organizzativo ed ideologico con Rossi che avrebbe addirittura preteso di scegliere chi dei candidati di Scelta Civica doveva rappresentare il movimento nelle tribune politiche delle televisioni locali, fino ad arrivare a cercare di dire la propria nelle competenze dell'agenda ligure scritta dai candidati su temi che competevano ad altri. È il caso dell'agenda ligure della sanità di cui si è occupata Maria Rosa Biggi, candidata nella lista al Senato, con la quale le divergenze sono state molto forti. Mentre con Roberta Oliaro, capolista alla Camera e neodeputata, i rapporti si sarebbero raffreddati presto fino ad arrivare ad un quasi completo distacco.

Alla fine, però, Rossi resta in gioco e vola a palazzo Madama con un pensiero alle prossime regionali come candidato governatore di un polo di centro. Vedremo chi, degli attuali compagni di viaggio, deciderà di seguirlo.

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