(...) ha dato il primato a Davide Antoni, di «Fratelli e fratellastri», lista civica che non ha lasciato particolari segni con i suoi poco più di 500 voti complessivi, sette dei quali sono andati proprio ad Antoni, sufficienti a catapultarlo addirittura al settimo posto nella classifica della lista, ma non a lasciare tracce ulteriori della sua presenza nella politica genovese.
Diversa la sorte degli altri due baby. Di Marianna, si sa quasi tutto. E cioè che con le sue 302 preferenze è arrivata al quinto posto della Lista Doria ed è diventata consigliere comunale. Che è molto riservata e parla pochissimo di sè. Ma anche che il suo esame di maturità al liceo classico è stato vivisezionato dai media, con, nell'ordine: a) articolo per dire che faceva la maturità; b) fotografia all'ingresso del primo scritto; c) fotografia all'ingresso del secondo scritto; d) fotografia all'ingresso del terzo scritto; e) fotografia all'ingresso dell'orale; f) notizia dell'avvenuta promozione; g) articolo sulla partenza per le vacanze dopo la maturità e l'ultimo consiglio comunale prima delle ferie. Insomma, tutta Marianna minuto per minuto.
Invece, si è scritto pochissimo di Federico Tilli. Sbagliando. Perchè forse, ancor più della Pederzolli, è stato la vera sorpresa delle elezioni comunali. E le sue 86 preferenze che l'hanno portato al settimo posto di Liguria Moderata - la lista che si è distinta per l'altissimo numero di voti di preferenza espressi, praticamente coincidente con i voti di lista a causa di una campagna elettorale poverissima sull'esposizione del simbolo - pesano moltissimo. Proprio perchè vengono da una lista di acchiappapreferenze: dal recordman Luca Mazzolino a Vincenzo Falcone, da Filippo Spigno ad Alberto Loi, fino naturalmente ad Enrico Cimaschi. E quindi posizionarsi dopo questi è già un successo. Tanto che un volpone come Andrea Cambiaso ha subito inserito Tilli nel nuovo direttivo del movimento Liguria Moderata.
E qui viene la storia da raccontare. Perchè può essere un modo di ricominciare per il centrodestra e, soprattutto, per parlare con mondi con cui troppo spesso il centrodestra non riesce a parlare. Ad esempio, i giovanissimi, che vengono spesso regolarmente ignorati. E invece ci vorrebbero i Tilli, i ragazzi come tanti loro coetanei, che mettono su Facebook foto di pugilato e la loro preferenza per la musica metal con Federico che sul sito internet di Liguria Moderata si presentava con una foto con la barba di qualche giorno, la camicia bianca, il giubbotto nero di pelle e i jeans, un po' come un Fonzie dei giorni d'oggi, anche se lui, quando noi guardavamo Fonzie, non era ancora nato. Esattamente come ci si immagina un ragazzo diciottenne, non come tante caricature dei diciottenni presentate in passato dal centrodestra, con gente superincravattata, ma più anziana (di testa) di tanti politici di lungo corso. Insomma, gli imitatori dei grandi, ragazzini solo per la carta di identità. Modello da non seguire.
Tilli, invece, nel suo essere diciottenne vero, racconta tranquillamente che i suoi obiettivi sono la sicurezza, il turismo ed il lavoro per i giovani e scrive, alla voce curriculum, con una sincerità disarmante: «Il mio curriculum, come si può immaginare, non è molto lungo. Sono uno studente e frequento l'ultimo anno di liceo artistico al Barabino. Non ho mai avuto esperienze in ambito politico (questo soprattutto dovuto alla mia età), ma intraprendo questa esperienza con entusiasmo e voglia di fare». Stop. Probabilmente, nei riassunti aveva un buon voto.
Poi, però, scavando nella sua campagna elettorale, si trovano quattro punti semplicissimi che, però, sono il cuore dei problemi di Genova: «Vorrei occuparmi di sicurezza, turismo e accoglienza, lavoro per i giovani e spazi e attenzione per bambini e anziani». Che, detto così, sembra un classico manifestino elettorale. Ma, in realtà, è davvero un perfetto riassunto dei tre problemi centrali di Genova, quelli che - se risolti - farebbero nuovamente volare la nostra città. E, anche qui, confermo: doveva avere dei voti altissimi nei riassunti.
Per la campagna elettorale, Federico ha rotto il suo salvadanaio, mettendo a disposizione 200 euro per i volantini, che ha distribuito personalmente, e per pagare l'aperitivo ai suoi amici a cui ha presentato il suo programma. E il resto: «Low cost, interventi sui social network e mail. Francamente, non me la sentivo di spendere di più». Insomma, ottimo programma e ottima resa, con un costo a preferenza che è fra i minori di tutta la competizione elettorale.
Tilli, soprattutto, è la prova che i giovani del centrodestra - giovani veri, intendo, non portaborse dei vecchi, come sono molti degli pseudoformattatori - esistono. E che, se hanno un messaggio, riescono a farlo arrivare. Senza essere le caricature di chi è venuto prima di loro.
Si può ripartire da Federico Tilli, dai Tilli.
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