Se i due interisti-vip del Pdl ligure «disertano» la sfida di Marassi

Li hanno chiamati «i disertori». Li attendevano i loro amici politici (tutti sampdoriani, come Plinio e Monteleone), ma i due non si sono fatti vedere. Sono Marco Melgrati e Roberto Cassinelli: interisti puri, per non dire integralisti. Cassinelli s'è giustificato: «Nell'ultima partita, l'Inter battè il Genoa 1-0, io che sono sì interista, ma filo-genoano mi trovai a disagio. Ho pensato che, se avessimo perso in mezzo ai sampdoriani non sarebbe stata una bella serata. Ho goduto la partita sul divano di casa...». Melgrati ha una giustificazione molto più forte: «Nell'ultima gara, quando l'Inter vinse, io ero con i miei due bimbi di 10 e 13 anni. Sciarpa neroazzurra, ma per poco, perché quando l'Inter segnò fui insultato da tifosi sampdoriani. I bimbi si spaventarono. Mai più Marassi. Solo San Siro...».
Chi. Sondaggio vip: chi era il più abbronzato tra Edoardo Garrone e Marco Semino? Più violento il sole di St. Moritz o di Sestrière? La risposta: «Non è il sole, sono neri dalla rabbia per la sconfitta!». In verità abbiamo visto, alla fine, Marco Semino, da vero uomo di sport, applaudire, in piedi, certamente i suoi giocatori, ma anche Palacio e i suoi due gol. Insomma: lo «stile Samp» salta sempre fuori.
Bionda. Ma chi era quella splendida, giovane creatura bionda (coda di cavallo... di razza) che si crogiolava accanto all'elegante «play boy di mezza età» Stefano Capozucca? Tribuna in fibrillazione, sussurri, grida, supposizioni, curiosità. Una cronista? Una modella? Una fan? La figlia? Una innamorata? Lui cappottino molto chic, collo vellutato, si pavoneggiava a dovere. Beato, ovviamente.
Milano. La «dané society» milanese era scesa a Marassi. Lei, la rossa Bedi Moratti, ha snobbato la sala vip dei ricchi e presunti tali ed è rimasta ranniccchiata in tribuna col suo telefonino. Per renderla felice è bastato il secondo gol del suo Rodrigo , rimasto sullo stomaco a Romero e ai 25mila tifosi che non si è capito bene perché, l'hanno fischiato dall'inizio alla fine. Che male aveva fatto? In compenso era scesa tutta la «Rai che conta», da Civoli a Paganini, da Dotto a Mazzeo.
Loro. In prima fila Giorgio De Giorgis, procuratore (pare solo di Mancini) che ha confermato l'idea del Mancio: «Per ora niente panchina blucerchiata». Qualche politico, Plinio (con in testa i Marò indiani), Mazzarello (con in testa l'incubo Palacio), Monteleone (con in testa l'incubo... Melgrati).

Qualche ritorno come Paolo Lanzoni (splendido berretto anti-nebbia), qualche fanciulla con giubbotto bianco che più bianco non si può, qualche amareggiato come Antonello Amato uscito prima della fine sospinto dalla sua adorata consorte, qualche Conte elegantisimo senza stampelle, qualche immusonito come Osti (pensava al contratto di Zaza?), ma per fortuna anche il sorriso di Vittorio Garrone, l'ottimista del gruppo e la rassegnazione di Giovanni Mondini, l'infiltrato (genoano) di famiglia. E adesso tutti in attesa del Palermo... Giovanni non sarà meglio starsene a casa? Non si sa mai...

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