Era il 19 giugno 1999, quando è mancato Mario Soldati. Sono trascorsi tredici anni dalla scomparsa di colui che è stato un grande scrittore, regista e giornalista. È per me difficile dimenticare una persona che mi ha lasciato un segno profondo di amicizia, stima e affetto. È ancora più difficile se questa persona per me ha il nome di Mario Soldati. Allora il ricordo rimane cementificato, granitico, tanto forte che diventa impossibile collocarlo nelloblio. Così come ero solito fare nei venticinque anni che mi tennero legato a lui da una grande amicizia, da lui definita, come scrisse ne il «Vero Silvestri», la fiducia reciproca luno nellaltro senza domande e senza offerte, senza riconoscenza e senza possesso, senza servitù, senza gelosia, concludendo, cosa è dunque lamicizia se non la forma più alta dellamore?, mi sono riportato a Tellaro per rivedere la sua casa in particolare il luogo in cui ha vissuto per tanti anni facendo della stessa un luogo visitato ed ospitale per tanti intellettuali, persone di cultura di ambo i sessi dove in tanti pomeriggi e serate avevano modo, giocando uno scopone, e bevendo un bicchiere di «Gavi» di conversare di arte, di letteratura, degli artisti e scrittori che in quel momento riempivano le cronache dei salotti culturali.
Salotti che lui tante volte rifuggiva per chiudersi nel salone posto al piano di sopra della sua casa aspra e incontaminata dove componeva i suoi scritti, i suoi articoli in un profondo silenzio. Con la sua misteriosa bellezza, con la dinamica e lottica degli spruzzi, delle spume, dei riflessi, delle gocciole, come quando il remo si tuffa, quando si scava nel flutto, una via, quando ne esce, si incanta precipita. Cosiccome una legge estetica, idraulica, cronometrica e fotometrica.
Allesterno non è facile trovare una traccia solo una traccia, come ebbe modo di scrivere Francesco Cevasco tempo fa, di una persona come è stato Mario Soldati, nonostante che a Tellaro ha trascorso circa cinquantanni di vita. Scrive Cevasco, ed è vero, solo un poster appiccicato su una parete del bar del circolo parrocchiale, un manifesto con scritto «Lerici festeggia gli 85 anni di Mario Soldati». È una tristezza.
Dimenticato a mio parere da chi avrebbe dovuto tenere vivo il ricordo di una persona che ha dato lustro ancor di più a luoghi bellissimi ad un borgo in cui la sua casa aspra e incontaminata, posta tra lecci e la macchia mediterranea, con gli ulivi ai margini degli scogli e del mare e con la vista sullisola del Tino e della Palmaria, quella che lui definiva lalta, aguzza isola del Tino, formidabile parete di roccia bianca e grigia verso il mare aperto, verso il Golfo dei Poeti e tutto un bosco folto di più in rigido pendio. Purtroppo è stato dimenticato. Dimenticato dal momento in cui ci ha lasciato. Almeno avessero pensato a dargli sepoltura nel Borgo che amava, e che penso sia anche stato amato.
Così di Mario Soldati chi gli ha voluto bene, così come sono solito fare io ed i miei cari, bisogna recarsi nei luoghi che lo hanno visto vivere, e rivivere in quel modo parte della sua vita, che nonostante siano trascorsi parecchi anni dal momento in cui ci ha lasciato, la sua figura è sempre viva in chi gli ha voluto bene. Anche se adesso tanti!!...
*maresciallo in pensione
ispiratore
dei «Racconti» di
Mario Soldati
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