VERSO LE ELEZIONI

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(...) Come quello - segnala l’interessato, e conferma l’attento, inesorabile tandem familiare Luca Fois-Tiziana Notarnicola - che colpisce l’edicola spostata, da maggio dello scorso anno, per fare posto ai cantieri. Solo che - lamenta sempre il titolare - si poteva assegnare un sito meno decentrato, che è «un autentico deserto». I viaggiatori transitano da tutt’altra parte, stramaledicono «la mancanza di un’edicola nella principale stazione ferroviaria di Genova», bofonchiano un bel po’ prima di salire in vettura, senza accorgersi, né potrebbero umanamente accorgersi, che l’edicola di Principe è come il trucco: c’è, ma non si vede! Fosse solo l’edicola. La realtà riguarda anche altri esercizi commerciali sfrattati. Per tutti, il «trasloco intelligente» ha già provocato un abbattimento degli introiti che ammonta, euro più, euro meno, al 60 per cento del pregresso. Gli imprenditori sanno chi ringraziare. E ribadiscono: «Dove ci hanno messo è impossibile trovarci, con danno d’immagine per la città, un fortissimo disagio per viaggiatori e turisti, e per i nostri introiti. Una situazione insostenibile». Che a Palazzo Tursi a qualcuno fischino le orecchie? Mah.
Altro giro, altro imprenditore vessato e mazziato: Giulio Benvenuti, titolare dell’omonima, storica azienda genovese che opera dal 1963 a San Martino nel commercio di legnami e articoli fai-da-te. «Ecco come l’attuale giunta comunale di sinistra - sbotta Benvenuti - tratta le aziende che collaborano ai lavori pubblici!». I particolari: sei mesi fa Fabio Orengo, allora presidente del Municipio Medio Levante, ha chiesto all’imprenditore se fosse possibile sponsorizzare la ristrutturazione della pista di skateboard nei giardini Govi. «Ho aderito volentieri - spiega Benvenuti - nonostante le difficoltà,anche per creare un precedente in grado di stimolare interventi analoghi». Detto fatto: ha messo a disposizione materiali per oltre 4.400 euro, a un prezzo inferiore ai 3mila. La contropartita: «Orengo - è sempre Benvenuti che spiega - mi ha confessato che poteva solo farmi esporre uno striscione sul posto. Ma va bene così». L’esposizione è durata un amen, poi lo striscione è finito a ramengo, abbandonato nel fango ai limiti del cantiere. Intanto Orengo si è dimesso, e Benvenuti si è rivolto al Comune, e gli è stato spiegato che «ci vuole una delibera, senza quella non si può esporre un bel niente». Insiste l’imprenditore: «A parte la poca cortesia della risposta, resta il fatto che il materiale per la ristrutturazione è stato accettato e utilizzato, mentre lo striscione...».

Si dice: passata la festa, gabbato lo santo. Gli imprenditori gabbati sono certamente santi, per sopportare, ma speriamo almeno che la festa sia passata per il Comune. E che domenica e lunedì, la festa vera la facciano i cittadini genovesi.

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