(...) I tuoi scritti e le testimonianze di stima pervenutemi sono state non solo un balsamo che ha lenito la mia cocente amarezza per una infamante condanna lesiva della mia onorabilità e di quanto con determinazione e rigore ho perseguito nella mia carriera, ma anche una spinta a risollevarmi da un profondo abbattimento e a darmi la forza per continuare a combattere.
Recentemente alcuni articoli comparsi su importanti testate nazionali, a seguito di intercettazioni telefoniche dell'allora Capo del Dipartimento della Protezione Civile, hanno insinuato che la scienza è al servizio della politica e che l'operato della Commissione Grandi Rischi era manovrato dal Dott. Bertolaso e che questo processo finalmente distruggeva «quel centro di potere». In questo modo ulteriormente infamando quanti hanno operato con professionalità, serietà e dedizione per cercare di mitigare i rischi ambientali e sismici a salvaguardia dei cittadini chiamandoli «così detti scienziati che hanno assecondato il bisogno politico della rassicurazione invece del bisogno scientifico dell'informazione».
A questo proposito voglio ribadire che le considerazioni e i pareri scientifici espressi nelle riunioni della Commissione Grandi Rischi a cui ho partecipato prima e dopo il terremoto, sempre a titolo gratuito, sono state da me rese in base alle mie conoscenze ed alla mia pluriennale esperienza senza che esse possano essere state condizionate da vincoli esterni od interni. In particolare nella riunione oggetto del processo, la mia analisi dei fenomeni in atto fu scientificamente valutata in modo tutt'altro che rassicurante.
Nonostante in apparenza il processo si sia svolto in modo corretto, uno dei difensori lo ha definito, durante la sua arringa, un processo medioevale in cui si è voluto trovare un capro espiatorio ad ogni costo e così anch'io mi sento una vittima del terremoto de L'Aquila.
*sismologo, docente universitario
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