MadridDove non erano riuscite le campagne del Pp è riuscita la crisi, titolava a fine settembre Público, giornale affine alla corrente zapaterista del Psoe. Proprio il quotidiano che meno di ogni altro può essere accusato di antipatie per il premier è stato il primo ad aprire il vaso di pandora della crisi di leadership che attraversa il partito di Zapatero (nella foto). Un sondaggio sulle intenzioni di voto non a ridosso di un comizio dava il Pp in testa rispetto al Psoe per un margine di quasi un punto percentuale per la prima volta dalle elezioni di marzo, che hanno concesso il secondo mandato a Zapatero. Per Público il Psoe, uscito dalle urne con un 43,6% di voti, scendeva a fine settembre a un 38,6%, mentre il Pp - anche lui in leggera contrazione - faceva segnare un 39,4%.
Sulla scia di questo dato anche la televisione privata Antena 3 ha commissionato altri sondaggi, che hanno confermato la caduta di fiducia degli spagnoli nel Psoe e in particolare nel presidente Zapatero. Secondo il barometro di Demoscopia uscito a metà ottobre, il Pp avrebbe vinto immaginarie elezioni con il 42,4% dei voti rispetto al 40,7% del Psoe, che avrebbe perso ben tre punti rispetto al risultato fatto segnare alle elezioni di marzo.
Ma cosa è successo da marzo, quando Zapatero è stato riconfermato? È accaduto che il governo si è scontrato con una crisi economica che non ha voluto riconoscere né affrontare per lungo tempo. Per settimane tutti i ministri di Zapatero si sono lanciati in acrobazie linguistiche pur di non usare la parola crisi, fino ad arrivare a definirla come «accelerata decelerazione» dell'economia.
Ma in Spagna la crisi dei subprime ha fatto scoppiare anche la bolla immobiliare, producendo una vera picchiata dell'economia, che solo nell'ultimo trimestre è arrivata a frenare di quasi un punto del Pil rispetto a quello precedente. Con una disoccupazione che è già vicina al 13%, i consumi in brusca frenata (-40% hanno fatto segnare le vendite di automobili e meno 30% quelle delle case) il governo barcolla e per la prima volta dai tempi di Aznar dovrà rassegnarsi ad avere un deficit di bilancio.
Anche se adesso Zapatero parla di crisi duratura, sembra troppo tardi. Ormai gli spagnoli non gli credono e persino un terzo dei votanti socialisti affermano avere «poca o nulla» fiducia nel presidente, assicura Público.
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