Anna Astrella
da Roma
Ultimo tradimento nella storia comunista o semplice resa alla globalizzazione? Ecco linterrogativo che anima la comunità dei simpatizzanti bertinottiani. I sostenitori del segretario di Rifondazione, sul sito Indymedia, bacchettano il loro leader per lutilizzo, in vista della campagna per le primarie, di «Post-it», un marchio registrato, scritto con la «r» finale per indicare il marchio, tipica di molti prodotti commerciali e che in più appartiene a una multinazionale (la 3M).
Il logo fa arrabbiare gli elettori del leader dellaltra sinistra che etichettano la «r» in questione come «il segno più spregevole della proprietà immateriale». Il jaccuse del popolo dei noglobal non fa scomporre, però, Fausto Bertinotti che prova a ridimensionare la questione: «Quella r che la legge ci impone di affiancare alla parola Post-it - spiega in una nota - è il piccolo segno di una resa, dovuta ma sofferta, al marchio registrato. Abbiamo scelto il foglietto giallo adesivo perché ci sembrava il mezzo più efficace per veicolare una campagna che vuole dare voce al popolo. È domestico, immediato, temerario e si insinua ovunque. È perfetto, ci siamo detti. Abbiamo perciò cercato qualche fornitore che potesse produrli ad hoc. Nessuna possibilità. I costi erano altissimi, i tempi lunghissimi e il brevetto, per legge, non riproducibile. A questo punto, il dilemma: pagare una (modesta) somma a una multinazionale o rinunciare allefficacia dellidea».
Il giallo del biglietto giallo: Bertinotti si arrende ai loghi
Il leader Prc attaccato dai no global per luso di un marchio registrato
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