Giallo su Vagni: «In mano ad altri rapitori»

Fiato sospeso per Eugenio Vagni, l’ostaggio italiano dei tagliagole di Abu Sayyaf nella giungla filippina. Ieri mattina si era sparsa la notizia incontrollata che fosse stato abbandonato o liberato facendo sperare i familiari. La doccia fredda è arrivata nel corso della mattinata, ma la situazione sul terreno potrebbe sbloccarsi di ora in ora. «Non è ancora nelle nostre mani contrariamente alle notizie che lo avremmo già recuperato» ha ribadito il tenente colonnello dell’esercito filippino Edgard Arevalo.
La situazione è tuttavia cambiata da mercoledì quando Sakur Tan, il governatore della zona dove si trova l’ostaggio, ha dato il via libera a un’operazione militare che eserciti maggiore pressione sui sequestratori. Mercoledì i guerriglieri di Abu Sayyaf si sono scontrati con le forze di sicurezza filippine, che hanno mandato rinforzi, compresi 300 commando. Fonti de il Giornale concordano che si trattava di un diversivo o un tentativo di rompere l’assedio.
Una cinquantina di uomini legati al gruppo del terrore islamico hanno dato battaglia ai reparti filippini che stanno stringendo il cerchio attorno ai militanti di Abu Sayyaf sull’isola di Jolo. Non a caso lo scontro è avvenuto a una certa distanza dal luogo dove era stato segnalato l’ostaggio. «Abbiamo avuto notizia che Vagni è stato lasciato dai suoi sequestratori a un altro gruppo che si trova nella zona» ha detto il capo della polizia locale Jesus Verzosa. In realtà non si tratterebbe di un’altra formazione, l’ostaggio non sarebbe stato «venduto», ma semplicemente lasciato a una retroguardia con il compito di sorvegliarlo.
L’italiano che lavora per la Croce rossa internazionale ha 62 anni e soffre di un’ernia che dovrebbe venir subito operata. Non riesce più a camminare. Un motivo in più per lasciarlo a una retroguardia. Le truppe fresche dei tagliagole, invece, cercavano di sganciarsi o comunque di dare del filo da torcere ai marines filippini che hanno ricevuto rinforzi e stringono il cerchio.
L’intelligence filippina, secondo Brian Yamsuan, assistente del ministro degli Interni, ha confermato che «Vagni non si trova più con il folto gruppo che ha combattuto contro i militari a Talipao. È stato lasciato indietro a Indanan insieme a pochi uomini che gli fanno da guardia». In ogni caso i militari hanno bloccato tutti i porti dell’isola di Jolo e la marina controlla le insenature, per evitare, come era accaduto in passato, che i sequestratori fuggano con l’ostaggio via mare. Un’opportunità per gli imam, i preti islamici locali, che continuano a trattare con Abu Sayyaf per il rilascio indolore dell’ostaggio. Non solo: i servizi filippini hanno offerto una ricompensa di 500mila pesos, circa 10mila dollari, a chiunque fornisca informazioni su Vagni. Una calamita per attrarre possibili «pentiti», anche se il prezzo per rilasciare un ostaggio è ben più alto. «Siamo contrari ad azioni che possano mettere a repentaglio la vita dell'ostaggio» ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Maurizio Massari.
Per i familiari dell’ostaggio sono ore di angoscia. Sul palazzo di Montevarchi, in provincia di Arezzo, dove abita la famiglia campeggia un grande striscione con la foto dell’ostaggio e la scritta «la città ti è vicina». La moglie thailandese Kwan aveva parlato l’ultima volta al telefono con il marito domenica scorsa.

Ieri ha subìto emozioni troppo forti e lo stesso bambino di due anni della coppia non sta bene. Francesco Vagni, uno dei fratelli, ha ammesso sconsolato: «Non abbiamo conferme, non abbiamo notizie ufficiali, non crediamo più a niente».
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