Gianuario

Certo, un santo che si chiama così non poteva che avere la festa in Gennaio, sia pure (direte voi) in extremis nel penultimo giorno del mese. Invece no, non c’è stata alcuna intenzionalità da parte delle gerarchie ecclesiastiche. I santi si festeggiano di solito nella ricorrenza della morte (cioè, della “nascita” a miglior vita). O, nel caso di santi troppo antichi, in quella del ritrovamento delle reliquie, oppure della solenne traslazione (cioè, quando le stesse vennero dissepolte e portate in ricovero più degno). Così fu per il nostro Gianuario, vescovo di Cartagine alla fine del III secolo (o all’inizio del successivo). Molto probabilmente il suo episcopato va situato tra il 280 e il 310; ma non si hanno documenti in merito, data la situazione di persecuzione e, dunque, di confusione all’epoca. Quel che si sa è che Gianuario dovette lasciare Cartagine per sfuggire, appunto, alle persecuzioni in corso nell’Africa romana a quel tempo. Pare che, insieme a suoi diaconi Felice e Onorato, sia sbarcato in Italia e, dopo vicissitudini che non conosciamo, sia giunto in Lucania. Qui avrebbe trovato il martirio in un anno imprecisato nel bosco detto Areuso, dalle parti della città di Marsico. Il suo corpo, dopo il ritrovamento, venne portato a Marsico Nuovo (oggi in provincia di Potenza), dove ancora si trova. Sotto l’altare maggiore, nella chiesa a lui intitolata.

Gianuario è patrono della cittadina e dell’intera diocesi. Il giorno della festa, osservato da sempre, è stato ufficializzato Gregorio XVI. Ah, leggete Enzino Meucci, Prego restituire la bicicletta rubata (ed. Il Giornale).
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