Roma - Lo incontri in un corridoio del Transatlantico amareggiato, furibondo, indignato. Franco Giordano, segretario di Rifondazione comunista, si è incontrato con gli altri leader della sinistra «radicale», a partire da Fabio Mussi, ed è sul piede di guerra sulle due questioni che gli stanno più a cuore: la manifestazione contro la precarietà del 20 ottobre e la battaglia politico- culturale in difesa dei lavavetri. Un impegno che lo porta a riflessioni sarcastiche su quella parte di Unione che a partire dal sindaco di Firenze Leonardo Domenici, per finire con il ministro dell’Interno Giuliano Amato, ha fatto del motto «legge e ordine» la sua bandiera.
Onorevole Giordano, ma
lei andrà alla manifestazione
del 20?
«Per l’amor di Dio, ci mancherebbe
altro. Qui anche
l’ultimo che passa per la festa
di Telese pensa di poterci
dettare condizioni».
Lei sa che i suoi alleati sostengono
che quella partecipazione
mette a rischio il
governo...
«Sì, ed è una vera e propria
follia, un bizzarro teorema
inventato da Mastella».
Perché, non è vero che
quella manifestazione è
contro il governo?
(Giordano sorride) «Direi
che lo slogan che può riassumere
ciò che faremo il 20 è:
“Per l’attuazione del programma”.
Le sembra così
eretico?».
Lei collega gli attacchi che
avete subito dalla festa di
Telese all’offensiva sulla sicurezza
e la legalità. C’è
un’unica regia?
«Non lo so, non credo e non
è importante. So che siamo
di fronte a qualcosa di drammatico».
È una parola forte, non trova?
«E perché, prendersela con
i lavavetri, non le pare una
cosa drammatica? Io vedo
in quest’offensiva un vero e
proprio mutamento culturale
di una parte del centrosinistra,
che abbandona la
sua identità, e si precipita,
inmodo scomposto, cercando
di inseguire la destra sul
suo terreno».
Le chiedo ancora, c’è una
strategia, secondo lei?
«Le rispondo ancora: non lo
so, non m’interessa. So che
è totalmente sbagliato. E, oltre
a questo, anche elettoralmente
improduttivo».
Non crede che porti voti?
«Assolutamente no. Ma scusate,
se io sono un elettore,
e devo scegliere fra il prodotto
originale e la sua copia,
perché mai dovrei scegliere
la copia?».
Magari perché è il mio sindaco,
magari perché governa.
O no?
«Mi sembra un’illusione
amena. Sulla strada del
“legge-e-ordine” la destra
ci sta già da dieci anni. Chi
arriva all’ultimo momento,
non è credibile».
Qual è la cosa che la turba
di più?
«Vedere che i graffitari, che
disegnano sui muri delle
metropoli, vengono indicati
con la qualifica di microcriminali.
Vedere che alcuni
sindaci, anche eletti nel centrosinistra,
li additano, per
esempio, come responsabili
del degrado urbano».
Dice il sindaco di Firenze
Leonardo Domenici che è
grave, perché degradano il
patrimonio culturale del
Paese.
(Giordano sbotta) «Ma io ancora
non ho vistoun graffitaro
che fa i suoi murales sulla
statua del David. E spesso,
quando riempiono di colori
i muri tristi di alcune periferie
degradate, sicuramente
quello che fanno è
meglio di quello che avevano
trovato».
Anche i lavavetri sono stati
associati dal ministro Giuliano
dell’Interno Giuliano
Amato sotto la parola d’ordine
della microcriminalità.
«Sì, ho la sensazione che il
Partito democratico, orfano
delle ideologie e degli ancoraggi
ideali, fosse alla ricerca
di nuovi nemici».
E li ha trovati?
(Il leader di Rifondazione è
sarcastico) «A quanto pare
sì. E così abbiamo scoperto
che il nuovo Partito democratico
ha come avversari i
lavavetri. I la-va-ve-tri. Ma
ci rendiamo conto?».
È stato frutto del caso o di
una strategia politica questa
scelta?
«Non lo so, non mi interessa,
è sbagliato. So che la
battaglia contro i lavavetri
nasce a Bologna, nella giunta
Cofferati. Non mi pare
che lì, dopo un anno, abbiano
ottenuto grandi risultati...».
Veltroni non si è opposto,
alla proposta dell’assessore
ds alla Sicurezza del Comune
di Firenze Graziano
Cioni.
«Preferirei prendere atto
che almeno per ora non si è
cimentato in quella battaglia».
Non abbiamo ancora capito se i rappresentanti di Rifondazione al governo saranno alla manifestazione del 20. Lei ci sarà, e il ministro Paolo Ferrero?
(Giordano si fa serio) «Dipenderà da una scelta che farà lui, e che poi faremo tutti insieme».
Quando?
«Nelle prossime ore».
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