«Il Giornale» è garantista. Ma ha diritto di cronaca

2 FRA ORDINE E DISORDINE
Il farmacista disoccupato

contro la sua «casta»
Sono un farmacista di 38 anni. Da circa un anno la mia vita lavorativa è cambiata. Devo ripartire da capo. Tuttavia non è questo che mi preoccupa, bensì il fatto che accedere alle professioni è diventato quasi impossibile. Gli Ordini Professionali, nel mio caso quello dei Farmacisti, fanno solo gli interessi di pochi, cioè dei circa 17000 titolari di farmacia. Gli altri, la maggioranza degli iscritti, sono costretti, per esercitare la professione a iscriversi obbligatoriamente all’Ordine dei farmacisti e all’Enpaf l’ente di previdenza dei farmacisti e a pagare lo stesso importo dei farmacisti titolari come se i guadagni fossero uguali. Noi siamo quindi una sorta di banca che garantisce la pensione a questa piccola e fortunata minoranza. Se un medico può aprire il proprio studio senza avere la convenzione con il servizio sanitario nazionale, perché un farmacista non può aprire una farmacia non convenzionata? E perché non si procede alle riforme e alle liberalizzazioni che rappresentano gli unici strumenti per far fronte a questa continua emorragia di posti di lavoro?
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2 PER LA VERA DEMOCRAZIA
Repubblica presidenziale:

«sì» da una italo-belga
Penso anch’io che il vero problema della Repubblica italiana stia nella scelta del presidente. Credo davvero che l’Italia sarebbe un Paese più democratico, più libero e più efficiente se si potesse far eleggere dal popolo il presidente, come avviene in America o in Francia. Io abito in Italia da 34 anni e penso che da persona obiettiva non ci vuole molto per capire dove stanno i complotti politici in questo Paese. So anche molto bene che i giornali esteri sono influenzati dalla corrente di sinistra e Le posso giurare che gli stranieri credono veramente che Berlusconi sia un mafioso, perché loro credono esattamente ciò che viene scritto dai loro giornali! Mi ricordo il ribaltone del ’96 e il governo tecnico... Una vera prova di antidemocrazia! Mi ricordo anch’io che già allora volevano cambiare la Costituzione... Mi ricordo anch’io che Fini voleva la Repubblica presidenziale alla francese. Quante parole al vento per tanti anni... E anche questa volta non vogliono un governo eletto dal popolo.
Mia Dehey
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2 SUI GOSSIP ANTI-GOVERNO
Mario Calabresi

scopre l’acqua calda
Ipse scripsit, ovvero la scoperta dell’acqua calda. Mario Calabresi scrive: «Non possiamo nasconderci che in Francia come in Gran Bretagna o in Germania esiste un pregiudizio sfavorevole sull’Italia e sulla sua classe politica di cui non sono sopportati vizi, furbizie e atteggiamenti ritenuti folkloristici. Esiste da sempre, tanto che il nostro ingresso nell’euro venne osteggiato e vissuto con grande fastidio». Poi aggiunge: «L’unico modo per mettere fine all’attenzione dei media di tutto il mondo sarebbe quello di concentrarsi sul “fare” - parola che al Cavaliere piace tanto -, scegliendo di essere normali e magari perfino noiosi. E ricominciare a fare notizia per le nostre politiche e non per le nostre polemiche». Ma, le polemiche gossippare non le fa proprio la sinistra cui Mario, figlio di Luigi ucciso da comunisti su «ispirazione» di Adriano Sofri, appartiene? Per tacere delle frange delle magistrature orientate innegabilmente a sinistra, ivi compresa la Corte Costituzionale (dove i giudici a sinistra sono 9 - compresi i 5 nominati da tre presidenti di sinistra, Scalfaro/Ciampi/Napolitano - contro 6: la prova del nove).
Lucio Flaiano
Pescara
2 UN GESTO SOTTOVALUTATO
Putin ha cancellato

la Rivoluzione d’Ottobre
Se il 13 luglio a Parigi oppure il 3 luglio a Washington si decidesse di non effettuare alcuna celebrazione per il giorno successivo credo la notizia avrebbe risonanza mondiale. Eppure non ha avuto secondo me il giusto risalto l’annuncio da parte del primo ministro russo Putin di abolire le celebrazioni per il 7 novembre, cancellando così dal calendario delle festività russe la ricorrenza della Rivoluzione d’Ottobre: allora è vero che i comunisti non mangiano più i bambini?
Mauro Luglio
Monfalcone
2 NOMINE INFLAZIONATE
Giorgio Armani senatore?

Andiamoci piano
L’idea di nominare senatore a vita Giorgio Armani mi lascia molto perplessa. È pacifico che abbia dato lustro all’Italia, ma anche Enzo Ferrari lo fece e a nessuno venne in mente di nominarlo senatore, non si andò mai oltre una laurea honoris causa in ingegneria. Dietro a questa idea pare invece esserci una voglia di riscatto per farsi perdonare la mancata nomina di Mike Bongiorno, il quale ha dovuto «accontentarsi» dell’onore dei funerali di Stato. Ci andrebbe un po’ più di cautela nella distribuzione di cavalierati, gran croci e nomine senatoriali. Prima di dare questi riconoscimenti occorre capire per bene dove questi eroi salvatori dell’economia italiana facciano produrre.

Spesso dietro a manufatti (siano essi capi di abbigliamento, calzature, particolari meccanici o elettronici) commercializzati con un marchio italiano si nasconde una pesante delocalizzazione nei Paesi emergenti, una produzione che con il lavoro italiano non ha nulla a che fare se non nella fase di design e in quella della distribuzione e utilizza il made in Italy come specchietto per le allodole. Un’Italia fondata sul lavoro non può concedere onorificenze a chi fa di tutto per allontanare il lavoro dal Paese.
Wilma Laclava
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