Il governo dell’Unione ovvero la «sonnolenza» al potere

Se qualcosa già si può dire, di questo governo, è che è riuscito in poco tempo ad addormentare la vita politica del Paese, a disciogliere nel torpore di questo caldo tropicale l’iperattività che contraddistingueva l’esecutivo precedente. Fino ad ora ben poco è accaduto. Qualche esternazione dallo «scalpore facile» e prevedibile (la stanza del buco), qualche dichiarazione d’intenti molto vaga (in tema di politica internazionale e sulle infrastrutture), la conferma di un atteggiamento lassista con riguardo alle grandi questioni morali (apertura alla sperimentazione sulla RU486, ritiro della dichiarazione etica in tema di ricerca sulle staminali embrionali), dichiarazioni per «mettere le mani avanti» sul bilancio e poco altro. Certo siamo solo all’inizio, ci sono state di mezzo le amministrative e la campagna referendaria. Ma la sensazione è che, svanito il Cavaliere all’orizzonte, ci attenda la quiete smorta del deserto, rotta qua e là, di tanto in tanto, da qualche colpo di schioppo dal raggio corto.

Se poi ci si mettono anche i toni pacati, il richiamo al dialogo, i buffetti sulle guance, lo scenario si completa, e ci si può infilare tranquillamente sotto le coperte e spegnere l’abat-jour. Altro che serietà: al governo sta andando la sonnolenza.

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