Dal governo guerra alla criminalità Tutti i reati in calo: è la prima volta

RomaSilvio Berlusconi le chiama, senza mezzi termini, «forze del male». Un esercito costituito da quella che viene definita «criminalità diffusa» ma anche, forse soprattutto, da «quella organizzata». Difendere la sicurezza dei cittadini deve essere «il primo impegno di uno Stato», ribadisce il premier. Ed evoca il vaticinio fatto al ministro dell’Interno, Roberto Maroni (nel tondo), al suo insediamento: «Se vuoi passare alla storia, hai l’occasione di dare un colpo definitivo alla mafia e alle altre organizzazioni criminali. Lo dissi sorridendo - ricorda Berlusconi -, ma parlavo seriamente...».
Il momento di farlo sul serio è giunto, e la rituale conferenza stampa di Ferragosto sull’ordine pubblico diventa l’occasione giusta per fare il punto sul cammino percorso in questi primi quattordici mesi, e su quello che verrà. I reati sono in calo, ma l’accelerazione nel contrasto alla criminalità diventerà ancora più evidente da settembre, con il piano straordinario anti-mafie che il premier, assieme a Maroni e al guardasigilli Alfano, annuncia: «Resteremo in carica per altri quattro anni e abbiamo la fortuna di essere sostenuti da una vasta e solida maggioranza, quindi credo che incomba sul governo l’onere di mettere a punto un piano a lungo termine e si spera definitivo per il contrasto alle forze del male».
Stop alla mafia Un piano straordinario e «definitivo», il passaggio dall’«Antimafia delle chiacchiere» a quella «delle leggi». Il governo si propone di attuarlo con «grande decisione e risolutezza» già da settembre. Ma non si parte da zero, e sia Alfano che Maroni mettono in luce i risultati «straordinari» raggiunti grazie al «combinato disposto» delle norme finora approvate per la sicurezza. La «più grande normativa antimafia dai tempi di Falcone in poi», la giudica il ministro della Giustizia, che ricorda come «non abbiamo avuto bisogno fortunatamente di una strage per varare norme grazie alle quali è possibile l’aggressione ai patrimoni mafiosi e il rafforzamento del carcere duro, ora divenuto durissimo».
Notevoli sono i numeri della «migliore stagione di contrasto alla mafia che sia stata vissuta in Italia», come invece la definisce Maroni. Sono state svolte 309 operazioni di polizia giudiziaria contro i clan (il 35 per cento in più rispetto ai 14 mesi precedenti); arrestate 3.315 persone (il 32 per cento in più) e ben 235 latitanti (il 78 per cento in più). Risoluta, in particolare, l’azione di repressione della camorra in provincia di Caserta, dove sono stati eseguiti 2.288 arresti (il 177 per cento in più dei 14 mesi precedenti), denunciate 2.628 persone (più 63 per cento) e sequestrati beni per 228 milioni: una specie di «azione modello», che Maroni mira a «esportare in altre aree a forte intensità mafiosa».
Al 31 luglio sono stati sequestrati alle cosche beni per 4 miliardi e mezzo di euro (più 35 per cento), e confiscati beni per un altro miliardo (più 179 per cento). Tra questi, le 850 auto di lusso date in uso alla polizia. Le somme recuperate da depositi giacenti in banche ammontano a oltre 617 milioni, e sono andate a costituire il Fondo unico per la giustizia, gestito all’unisono dal Viminale e dal dicastero di via Arenula.
Reati in calo Non sono soltanto i risultati contro la mafia a rendere soddisfatto il governo. Per la prima volta nella storia del contrasto al crimine, sottolinea Maroni, tutti i reati sono in calo rispetto ai 14 mesi precedenti. Meno omicidi (meno 3,7 per cento), violenze sessuali (meno 7,7 per cento), furti (meno 18,6 per cento), rapine (meno 20,4 per cento), estorsioni (meno 15,1 per cento) e reati di usura (meno 16,1 per cento). Anche gli stadi sono stati più sicuri: dimezzato il numero dei feriti civili e ridotto sensibilmente (meno 53 per cento) quello dei tifosi arrestati per atti teppistici. Diminuito del 20 per cento, infine, il numero delle persone morte in incidenti stradali e dell’11 per cento quello dei feriti.

E Maroni aggiunge che si stanno individuando le aree adatte all’apertura di nuovi Centri di identificazione ed espulsione immigrati, Alfano annuncia un «piano carceri» entro il 15 settembre per la costruzione di nuove strutture, «anche con il contributo della Ue, che non può far finta di niente, visto che dei 63.571 detenuti oltre 20mila sono stranieri».

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