Lazione di rafforzamento patrimoniale avviata dalle banche italiane lanno scorso dovrà proseguire anche nel 2010. È questa la raccomandazione che il governatore della Banca dItalia, Mario Draghi, ha rivolto ai vertici dei sei principali istituti di credito nel corso del consueto incontro semestrale.
Il consolidamento del patrimonio realizzato nel 2009 attraverso operazioni di aumento di capitale e di cessione di asset è stato «significativo», si apprende da via Nazionale, ma anche questanno le possibili nuove svalutazioni dei crediti in sofferenza, effetto principale della stagnazione economica, richiede ulteriore attenzione. La congiuntura economica, infatti, è stato il primo argomento della discussione tra il governatore e i manager. In particolare, erano presenti Corrado Passera per Intesa Sanpaolo, Alessandro Profumo per Unicredit, Antonio Vigni per Mps, Alberto Nagel per Mediobanca, Victor Massiah per Ubi, Pierfrancesco Saviotti per Banco Popolare oltre al presidente Abi Faissola. Unanime la constatazione del fatto che la fase più acuta della crisi internazionale sia ormai alle spalle, ma i segnali di ripresa dellattività produttiva paiono «ancora fragili e differenziati tra i diversi settori di attività». La situazione, tuttavia, incide negativamente sia sul fabbisogno che sulla domanda di credito da parte di molte imprese anche se le condizioni per laccesso ai finanziamenti stanno migliorando. Il contesto, ancora non positivo, determinerà perciò la persistenza di alcuni rischi per il sistema bancario italiano: primo tra tutti il deterioramento della qualità dei crediti. Di qui lesigenza di rafforzare ulteriormente il patrimonio per far fronte a nuove possibili svalutazioni che inciderebbero in misura non trascurabile sul conto economico. I banchieri hanno, tuttavia, fatto presente a Draghi che le condizioni di liquidità sono migliorate e stanno ritornando verso la normalità. La diligenza nella gestione della crisi, però, pone agli istituti anche delle nuove difficoltà: se da un lato è necessario sostenere lattività produttiva, dallaltro lato i nuovi regolamenti internazionali rischiano di porre nuovi vincoli allo sviluppo del settore bancario. Motivo per il quale alcuni banchieri hanno sottolineato lesigenza di «regole internazionali uniformi».
Resta infatti qualche dubbio sulle proposte del Financial Stability Board, non solo sul versante dei compensi, ma anche sugli strumenti alternativi. Lemissione di prodotti finanziari ibridi dovrebbe attenuarsi perché la tendenza internazionale è quella di non riconoscerli come capitale. Anche ieri il governatore ha spiegato che le nuove regole sono ancora in fase embrionale, saranno introdotte gradualmente e avranno un impatto limitato sugli istituti italiani. Insomma, lintenzione del presidente Usa Obama di porre nuovi paletti non dovrebbe provocare drammi in Europa. A tal proposito il direttore generale di Mps Antonio Vigni, nel corso di una successiva audizione al Senato, ha ribadito che lintroduzione indistinta di requisiti più aspri a livello internazionale «condizionerebbe in maniera negativa lattività delle banche, ancor più importante nellattuale fase congiunturale». In ogni caso, gli istituti non potranno sottrarsi agli stress test, cioè alle simulazioni di uno scenario di crisi per verificare la resistenza delle banche. Il vicedirettore generale di Bankitalia Carosio ha confermato che anche nel 2010 queste prove saranno ripetute a livello europeo.
Lultima parte della riunione è stata dedicata al capitolo retribuzioni. I manager hanno sottolineato i progressi compiuti. In Italia non si sono verificati i paradossi Usa dei bonus corrisposti anche in situazioni di dissesto.
GDeF