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Il governo iracheno tratta coi ribelli Washington non ostacola i negoziati

La Rice: «Penso che gli Usa non debbano interferire». I contatti con i guerriglieri tenuti da un ex ministro

Gian Micalessin

Adesso è più o meno ufficiale. La trattativa con la guerriglia esiste, il governo l’ha già intavolata e Washington, pur sapendolo, non intende ostacolarla. Le voci sull’apertura di contatti tra alcune formazioni d’insorti e il nuovo esecutivo guidato dal primo ministro Ibrahim al-Jaafari si susseguivano da giorni. Ieri il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice li ha non solo confermati, ma anche informalmente “autorizzati”. «Gli iracheni tentano di appianare quelle differenze etniche che vennero sfruttate durante il terribile regno di Saddam Hussein e io penso che non si debba interferire», ha ammesso molto diplomaticamente la Rice.
Il presidente iracheno Jalal Talabani ha intanto annunciato l’inserimento di almeno 25 rappresentanti della minoranza sunnita nella commissione incaricata di stilare la nuova Carta costituzionale. La decisione soddisfa le richieste della minoranza e punta a migliorare rapporti con i leader sunniti dopo le loro accuse a un esecutivo sospettato di aver dato mano libera a una milizia sciita sospettata di fomentare l’odio e la violenza etnica.
Un’indagine delle autorità statunitensi su 16 “contractor” di varia nazionalità riapre intatto il dibattito sull’opportunità di appaltare a compagnie private operazioni di scorta o mantenimento della sicurezza in zona di conflitto. Le “guardie” sotto inchiesta sono accusate di aver sparato a caso su gruppi di civili iracheni e su postazioni dei marines mentre scortavano un convoglio nella zona di Falluja.
La verità sulle trattative avviate con gli insorti appare intanto molto più spigolosa di quanto non lascino immaginare le ammissioni della Rice. L’“Esercito Islamico” e l’“Esercito dei mujaheddin”, le due formazioni pronte a entrare in contatto con il governo, sono infatti colpevoli del rapimento e dell’uccisione di numerosi civili iracheni e stranieri. L’“Esercito Islamico” è responsabile, tra l’altro, dell’assassinio del pubblicitario e giornalista italiano Enzo Baldoni sgozzato lo scorso agosto, pochi giorni dopo il suo sequestro nella zona di Lathifya. Nel novembre 2003 l’“Esercito Islamico” massacrò nella stessa zona alcuni agenti dei servizi di sicurezza spagnoli e organizzò nell’aprile del 2004 l’imboscata a un gruppo di quattro “contractor” statunitensi che innescò il lungo assedio alla città ribelle di Falluja.
L’“Esercito dei Mujaheddin” ha, invece, collaborato con la formazione del terrorista Abu Moussab Zarqawi e ha rivendicato qualche mese fa, l’abbattimento di un elicottero civile con 11 persone a bordo.
Si tratta comunque della primo avvio di contatti dalla fine dell’estate del 2003 quando la guerriglia incominciò a operare con crescente intensità nel cosiddetto “Triangolo Sunnita”. Ayham al Samarie, un ex ministro dell’energia elettrica laureato negli Stati Uniti che ha tessuto la fitta trama di trattative, ha raccontato di aver iniziato gli incontri con rappresentanti degli insorti cinque mesi fa. «Per prima cosa - ha rievocato al Samarie - abbiamo chiesto loro di spiegare cosa volessero veramente. Abbiamo domandato: voi domandate agli occupanti di lasciare il Paese, ma cosa volete fare subito dopo? Nessuno lo sa, quindi incominciate a presentare un programma politico». Se quel programma sia mai stato presentato non è per ora noto, ma l’approccio sembra aver funzionato. Il racconto di al Samarie è stato indirettamente confermato una settimana fa dal parlamentare sciita Hummam Hammoudi che ha accennato all’apertura di canali di comunicazione con gli insorti. «Quei contatti stanno diventando più promettenti e questo c’incoraggia a continuare», ha detto Hammoudi.
Secondo al Samarie, i due gruppi della guerriglia concorderebbero ora sulla necessità e sull’opportunità di uscire allo scoperto.

L’ex ministro attribuisce alle due formazioni il controllo del 50 per cento di una guerriglia che, secondo le stime di Washington, conta tra i 12 e i 20mila militanti.

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