Il governo prende tempo Altro tonfo a Piazza Affari

Oggi l’esecutivo affronterà i sindacati che incontreranno l’azienda dopo le elezioni Adesioni alla cordata italiana

da Roma

Avanti, ma con giudizio. Lo stato dell’arte sulla vicenda Alitalia è riassumibile in termini manzoniani. Ha preso tempo la ex compagnia di bandiera convocando le nove sigle sindacali martedì prossimo 15 aprile, il giorno dopo le elezioni. Prenderà tempo oggi il governo nell’incontro con i rappresentanti dei lavoratori a Palazzo Chigi. Insomma, il responso delle urne rappresenterà la cartina di tornasole sull’opportunità di proseguire le trattative per la cessione ad Air France.
Non ha preso tempo, invece, la Borsa che ha accolto il ritorno alle contrattazioni di Alitalia con un pesante tonfo. Ieri il titolo, riammesso agli scambi in un’unica fase d’asta, ha ceduto il 21% a 0,395 euro con volumi pari a 4,3 milioni di pezzi, valore inferiore alla media mensile. L’incertezza e l’esigua liquidità in cassa, ormai ridotta a soli 239 milioni di euro, hanno influito negativamente.
Palazzo Chigi continua a sperare di poter ridurre i sindacati a più miti consigli sulle proposte del gruppo guidato da Jean-Cyril Spinetta. Si è attivato il sottosegretario Enrico Letta che ieri ha incontrato sia il presidente di Alitalia, Aristide Police, che i ministri Padoa-Schioppa e Bianchi. Quest’ultimo pare aver cambiato opinione sul partner franco-olandese: «Al di fuori della trattativa con Air France c’è solo il fallimento». Analoghe valutazioni sono giunte sia dal ministro del Lavoro Damiano («Le trattative si devono concludere») che dal ministro dello Sviluppo Bersani («Ci stiamo adoperando perché la rottura non sia definitiva».
Ma il fronte sindacale non si è mostrato unanime. Se il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha auspicato che «riprenda rapidamente il confronto», né la Fit-Cisl né la Uil Trasporti né l’Ugl paiono aspettarsi colpi di scena a pochi giorni dalle elezioni. Da un lato, infatti, si apprezza la disponibilità dell’esecutivo al dialogo, ma dall’altro lato si critica la gestione della vicenda che ha lasciato i rappresentanti dei lavoratori praticamente soli dinanzi ai diktat di Air France.
In buona sostanza, Alitalia è rimasta materia di scontro tra i due principali contendenti della campagna elettorale. Il candidato premier del Pdl, Silvio Berlusconi, ha ribadito che al suo appello alla costituzione di una cordata italiana ha risposto «un numero enorme di imprenditori», mentre il suo avversario del Pd, Walter Veltroni, lo ha accusato di aver messo «a duro rischio la trattativa».
Al novero dei «coraggiosi» disposti a mettere un chip sul piatto Alitalia si è aggiunto anche l’ad di Club Air, Gaetano Intrieri. Si è mantenuto fuori dalla bagarre l’ad di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, già al fianco della Ap Holding di Carlo Toto. «Da quando siamo stati esclusi dalla trattativa non abbiamo più nulla da dire», ha dichiarato.

E s’è chiamato fuori anche il «mago» dei risanamenti aziendali, Enrico Bondi, ieri riconfermato al vertice di Parmalat. «Non è affare mio», ha detto. Intanto la Procura di Roma sta indagando su un’ipotesi di aggiotaggio informativo relativamente alla proposta di acquisto formulata a dicembre dalla cosiddetta «cordata Baldassarre».

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